suoni ed elegie

bisognerebbe parlare solo di ciò che si conosce

far con noi la pace

in questi giorni

crinali e orli

domande prive di risposta

Quella che sembrava una testa, 
uno sguardo di minaccia,
si rivelò una tenda poco stesa,
gli occhi fiori blu,
pervinche o fiordalisi,  
messi in file un po’ banali, 
che la luce dipingeva
per mostrare del suo dire, un vero.
Il buio che inzuppava case attorno
sollevava solitudini discrete,
stirando le lenzuola della notte.
Bastò chiudere una persiana,
porre qualche domanda al vento
e, una ad una,
risposte sfilarono in parata.
Conosciute da buon tempo,
allegre, salutavano con mano,
le cullava il sonno,
e, incuranti di tempo e luogo,
furono sogni,
fino ad inaugurare la mattina.
Alzando la persiana,
venne alle spalle profumo di risveglio
e, la tenda, senza più volto e occhi
ora, offriva fiori blu contro la luce
e d’essa si gonfiava, ingorda,
fino a traboccarne i vetri.
Di risposte non v’era traccia,
dalle strade strepito,
che non pareva nulla,
solo il poliestere di finestre a fronte
occultava qualche pensiero,
desiderio
o ansie simile alle mie,
ed era troppo poco
per un sogno nella luce.

piante di sabbia

Dentro il verde nuovo d’ogni primavera,
c’è l’andare incurante della pioggia,
il grigio che scurisce
le nubi di cui s’abbuffa il cielo.
Il sole già trabocca,
di sudore vela la pelle,
scalda i passi nella sabbia.
Pensieri appoggiati al calore d’un muretto
guardano gigli e silene
guardie di sabbia e mare.
Allora vorrei il silenzio.
clessidra che fluisce,
i pensieri incauti,
voci che ridono
mentre assieme dicono
con il bacio che insegue il riso
e il giorno, fin nella sera
e poi la notte, ancora.

la riconquista del buio

Dell’Eritrea manco da troppo tempo, come dall’Africa.

il vento ha un suo narrare

realtà è anche plurale