
Ci sono età che possono non finire mai, ma se per caso o volontà non rara, accade ch’esse finiscano, si sgretola un pezzo di ciò che ci costruisce. L’adolescenza e la giovinezza, ad esempio, consentono di avere illimitata fiducia nell’amore e nella poesia. Tutto in esse è possibile e spesso gratuito. Non c’è consequenzialità tra azione ed effetto se non per insegnamento esterno, spesso sporcato di buona volontà e sentimenti, ma distante dall’unica nozione che dovrebbe essere insegnata ovvero la distinzione tra bene e male e non fare ad altri ciò che a te fa male. Quando prevale l’età sui condizionamenti, la magia può essere integra nel generare sentimenti, desideri, gioie apparentemente immotivate, passioni. Non tutto è eguale, ma forse è l’età più vicina al sentire del possesso di un’etica interiore che conduce alla felicità. Il bene e il male, ovvero la costruzione del vivere e il tradimento si affrontano, ma ciò che ne esce non è mai definitivo, anzi ha spesso una riserva oltre la disperazione. Però è anche la stagione degli assoluti, dove tutto si acutizza, dove servirebbe aiuto e non precetti e più profonde divengono le influenze di chi cerca di inculcare, sostituire morale a vita, evitando il dubbio e il senso del bene e del male. Nella ricerca dell’innocenza connessa al proprio vivere, la disponibilità all’ascolto è elevata, viene chiesto di formare un sistema di valori dove il grave sia davvero tale e il lecito sia molto esteso e clemente per chi impara a vivere. Perseguire un bene nell’età della ricerca di sé, ricorda l’ uccello che si tuffa nel profondo, trova, e riporta in superficie ciò che s’era nascosto. E lo sente come un valore grande, perché coincide con sé. La domanda quando ci si stende nel lettino dell’analista è: chi ci ha tolto tutto questo, chi l’ha deviato, trasformato, chi ha fatto diventare male ciò che era bene e ha piegato il giudizio non verso una maggiore innocenza ma verso la paura che ciò che si vorrebbe fare non solo non è lecito ma è gravido di conseguenze.
Ognuna di queste domande attira fatti e parole, individua luoghi e interi sistemi di vita che sono stati offerti come soluzione e salvezza al prezzo non del discernere tra bene e male, ma dell’aderire a un conformarsi dell’essere e del vivere. E’ sempre una lotta impari e la via che faticosamente viene trovata è un compromesso che lascia macerie, ma permette una scelta: quanto della mia adolescenza e giovinezza voglio portare nella mia vita?
Nel meditare convulso che precede una scelta, la quantità di giovinezza rimasta fa la differenza, mantiene una fantasia e apre al futuro. Il richiamo che obbligava alla prova dei fatti, non c’era. Era un abbaglio. Dovremmo dire quante volte ci è accaduto di vedere con la coda dell’occhio l’amore che fuggiva, il cielo che perdeva luce perché questi sono indici di perdita della possibilità d’essere se stessi.
Di notte c’era sembrato che una voce pronunciasse una parola desiderata, ma sapevamo che accendere la luce, avrebbe illuminato la nostra solitudine difficile, proprio perché qualcosa si era smarrito in un baratto senza contraccambio. Ma se quell’età, così libera e poetica, è rimasta in noi, anche se poca, può ricominciare a vivere e attendere la giusta voce, lo sguardo che ama, la mano che, in punta di dita, accarezza. E si capisce che nel nostro profondo c’è la libertà di quell’attimo infinito contiene la felicità.