parliamo tanto di me

Questa canzone è per me la summa sublime di ciò che si può comunicare:

carichi eccessivi ed equilibrio

intuito

J.M.Coetzee Slow man Einaudi 2005

consapevolezza

all that’s jazz

tra dottrina e diottrie,  preferisco le seconde che permettono di vedere

se si vuole restituire una dimensione, umana, comunitaria, ecologica, non tanto in senso ambientale quanto psicologico esistenziale, alla nostra vita, se si vuole sfuggire a quello che ho chiamato il “ modello paranoico” che ci costringe a consumare per produrre a livelli sempre più insostenibili, a competizioni sempre più stressanti e ci priva del vero valore dell’esistenza, il tempo, non c’è “bio”, “ecocompatibile”, “we”, “sviluppo sostenibile” che tengano, il solo modo di tornare a “un’economia di sussistenza”, vale a dire, sia pure in modo graduale, limitato e ragionato, a forme di autoproduzione e autoconsumo che passano necessariamente per un recupero della terra e un ridimensionamento drastico dell’apparato industriale, finanziario e virtuale…
Massimo Fini ne “ il fatto quotidiano “ del 20-11-2010

dittico 2

Di me t’importa poco, troppa fatica,

eppure quel poco ancora cuce pezzi di tessuto

Spazio, tempo, stato che muta e non dissolve

ma rammenda l’universo piccolo,

l’oscura materia che ansima vibrando

e nuovi astri crea nel silenzio.

L’assenza d’aria rende meraviglia

il terribile cozzo dei mondi e delle stelle.

mappe e portolani

il secolo che scorre

vanitas vanitatum

natura omnia vincit