Il bisogno di tenerezza si esprime, chiede, cambia la voce e il gesto. E’ disponibile a dare subito e condividere.
Dove si è generato? Quale mano ha cominciato a scavare e creare una voragine che non si colma se non per momenti, tempi brevi, e poi ricomincia?
Comunque è qualcosa che si è avuto e ha creato un’abitudine di piacere oppure qualcosa che è mancato e sin da allora si è cercato?
E questo bisogno è apparentemente collegato e scollegato da ciò che accadde, sembra che la sua natura sia qui e ora. Forse per questo i fortunati(?) ne conservano un equilibrio, una ragione, mentre gli altri sono senza un limite che dica basta. Confondendo con altro il bisogno di tenerezza, surrogando e surrogandolo, oppure facendone scorpacciate infinite è un bisogno che non si placa. Che si legge in ogni gesto, parola, abitudine che viene porta.
Il contatto tenero e fisico inizia con l’abbraccio, in un accogliere che già nella sua gamma di intensità, rivela molto d’altro. Sì perché la tenerezza non si chiede e dà solo nella gioia, ma allo stesso modo nel conforto. Anche una spalla e un silenzio, e il lasciarsi bagnare di lacrime tiene molto assieme.
A proposito di tenerezza,
penso che si nasca teneri e che la tenerezza faccia parte della natura di una persona,
ma forse più spesso credo si cerchi, si abbia fame e si pratichi la tenerezza perché di essa s’è sofferto penuria e carestia.
Adoro la tenerezza e mi piacciono tanto gli uomini teneri.
E mi ci ritrovo nelle tue parole, Will, molto.
Buona notte e buon fine settimana con l’usuale sorriso,
ciao
Ondina 🙂
La tenerezza e la sua compagna gentilezza, cambiano la vita. Sono rivoluzionarie e forse per questo i miti machisti sono diventati maggioritari. Se la sentiamo, teniamola stretta la tenerezza, pratichiamo la gentilezza, la vita muta con loro.
Buona domenica Ondina 😊
Parole sante, Will:
tenerezza e gentilezza sono un bellissimo, raro e prezioso connubio!
🙂
😀
:-*