Le notizie punteggiavano i giorni,
suicidi che anziché scegliere la solitudine volevano essere pubblici e forti,
delitti strani, violenze esibite e ripetute,
proteste che infliggevano dolore a sé e ad altri.
Inusuale, preoccupante. Si disse.
E lo notarono quasi tutti, chi prima chi dopo,
molti però rimossero. Prima le notizie, poi la pagina di giornale.
Altri si fecero domande, si guardarono attorno ed arrivarono a conclusioni tristi.
Tutti si chiusero un po’ di più in se stessi,
cercando l’allegria sui visi, cercarono di ridere più forte,
molti dissero ad alta voce: c’è un po’ di pazzia in giro
e controllarono due volte la chiusura delle porte.
Anche per strada, si guardava il vicino camminare a fianco,
meglio andar di giorno qualcuno disse, è più sicuro.
Ma quasi nessuno fece nulla, si disse ch’era un segno,
e si guardò il cielo, parlando della bizzarria delle stagioni,
così il primo passo restò indeciso e il futuro sembrava non mutare.
Fu presto certo a tutti che cresceva la mestizia,
e la speranza deperiva, tanto che assieme si rideva ormai di rado.
Tra le morti di quei giorni, alcune erano quiete, ma risuonarono più forte,
erano di persone sempre state un poco strane,
da artisti della vita, s’ erano impegnati in cose belle e inusuali,
e, lo sentirono tutti, in mezzo al silenzio la loro voce continuò a cantare.
Parlavano quelle voci, di sogni che non s’interrompono,
di star bene assieme, di amori senza codice, di altri da capire.
Un fremito percorse il gregge,
qualcuno si mosse in direzione diversa e s’ostinò a procedere,
qualcun altro lo seguì.
Poi quello che accadde non lo sappiamo,
ma visto che ancora lo sentiamo, di certo il cammino era importante e bello.