
Le cose si disfano e si fanno, incessantemente. Nei nodi c’è chi taglia di netto e chi con pazienza districa, punta al senso della fune che potrà riannodarsi, creare un nuovo legame. Era il mito di Gordio che con il suo nodo prefigurava l’unione tra il timone del carro, l’andare terreno e il moto del cielo. Così, il nostro, fidando del ripetersi delle cose e diffidando delle novità, riguardava quella mail che lampeggiava invitante, ma senza aprirla. Finché era chiusa poteva contenere una cosa e il suo contrario. E lui per innato senso di cortesia, rispondeva sempre e l’avrebbe di certo fatto, ma non ne aveva voglia, era stanco di parole, o sentiva che le domande lo colpivano esigendo risposte, spesso dove le risposte non c’erano. Diceva il possibile secondo i codici che intuiva discreti e non convenzionali. Nelle parole c’era la ricerca di un equilibrio tra il dire e il comunicare significati. Il secondo era quel trasmettere sensazioni, ciò che si sentiva. Scrivere lettere era cosa diversa dal trionfo delle parole della rete, gli spazi più consolidati e antichi, generavano un’affinità che assomigliava molto al deja vu dove in un altro momento della vita c’era stato un incontro. Questo rispondere alle lettere, era parte di quella conversazione che metteva assieme le proprie necessità con quelle di chi le ascoltava leggendo. Ascoltare perché c’era un modo colloquiale del dire che se si era conosciuta profondamente la persona che scriveva e nel leggerla si sentiva il tono della voce, la cadenza e il calore che l’accompagnava.
Rispondere, dire, comunicare, aprire una finestra che mostrasse ciò che vedeva e sentiva, questo era una lettera e non era quello scambio veloce delle mail. Ci si conosceva mai definitivamente eppure nel profondo, là nel luogo dove nascono e risplendono le passioni. Questo andava oltre ai corpi, al piacere, alla linea dell’amore, era ciò che più assomigliava all’essenza. E non correva ovunque, ma sceglieva, ordinava come le parole e ciò che con tenevano, fossero un bouquet da tenere per giorni in vista. C’era un giusto ritegno che accompagnava la scrittura, essa poteva diventare esibizione se travalicava il senso di un rapporto, le discese agl’inferi, erano possibili con pochissimi interlocutori ed esigevano un percorso reciproco. Bastava saperlo e dare ciò che era richiesto e si sentiva di dare. Questa era una lettera, la mail era altra cosa.
Ripenso agli anni in cui scrivevo ancora le lettere.. 1996-1999. Le email esistevano già. Era stupendo inviare, sperare che le lettere arrivasero e attendere che forse ci sarebbe stata una risposta. Epure si viveva bene lo stesso.
Le lettere sono un’altra cosa è averle sperimentate, io le scrivo ancora, lascia vivere parole e sentimenti a distanza.
Certo Willy, erano un tuffo nei sentimenti. Buona estate.
Buona estate a te Fritz
Le lettere certo sono un’altra cosa …
Già per il fatto stesso che si scrivono a mano .
Un tempo scrivevo lettere di provo un po’ di nostalgia .
A volte la stessa lettera la ricopiavo perché non vi fossero errori o correzioni .
Ora scrivo qualche email , alcune sono comunicazioni altre tentano di essere lettere , mi sembrano più ” anonime” e un po’ meno curate .
Veramente non è bello come scrivere a mano , forse seguirei lo stesso rituale di allora . Willy buon riposo 🤗
Uno dei miei primi ragazzi, forse il primo in assoluto è di La Spezia, ora non so se viva ancora lì o si sia trasferito. Io vivevo a Roma, il tempo che abbiamo trascorso insieme è stato pochissimo, eppure c’è stato uno scambio epistolare fitto e bellissimo, che emozione quando tornavo da scuola 🏫 e trovavo una sua lettera. Le ho lette e rilette un milione di volte, quante emozioni. Ho di lui un ricordo bellissimo!
Certo le lettere sono ben altra cosa rispetto alle mail!
Ti auguro una buona giornata Willy
Un caro saluto 👋
Valeria
Una lettera è già una parte di te che poi conterrà i sentimenti, le notizie, le parole. Non c’è interfaccia di una macchina, ~ una persona che parla con un’altra.
Una lettera è uno scambio bellissimo! Nulla può sostituirla!