Sarà il caldo inusitato, ma ormai è vietato pensare in auto, anche ascoltare la radio o musica è a rischio, a ogni passaggio pedonale c’è una bici che sfreccia e prima era dietro di te. Ti ho tagliato la strada, embè, stai attento. I vecchi col caldo dovrebbero stare dentro ai supermercati non per strada. Raddoppiare le attenzioni e pensare che l’indifferenza per gli altri dilaga e non importa il rischio. Credo che ci stiamo abituando a tutto quello che era maleducato oppure privo di attenzione, come si gestirà una società senza cura, senza un noi che prevalga sull’io? Finita la musica ora c’è il giornale radio e i toni sono roboanti, strafottenza e alterigia forse rassicurano chi deve comunque farsi votare, ma dove si trova quella piccola parte di verità che è il possibile adesso, il presente che risolve e prepara il futuro?
Ma non avvertite anche voi il fastidio di questo gioco delle parti, di queste indifferenze che diventano ideologie e una politica che si nutre di piccole rivincite, che non ha grandi ideali da offrire e tantomeno cambiamenti profondi e giusti della società, bensì solo un presente fatto di elargizioni, di privilegi ed elemosine? Non c’è un’idea di Paese da costruire, urgenze che se affrontate, tolgano le persone dalla sofferenza, un futuro che appassioni e meriti lo sforzo di essere parte di una nazione. Ho visto un manifesto che si richiamava ai patrioti. CI sono i patrioti, quelli che hanno una patria, un luogo fatto di tradizioni, di valori, di sentimenti condivisi assieme al loro cambiamento. Un luogo dove ci sia il progresso e il cambiamento, non solo le cose che si importano , ma quelle che si costruiscono e di cui essere orgogliosi. Sono questi i patrioti oppure sono quelli della caccia all’immigrato e che in tanti si mettono a picchiare due ragazzi che si tengono per mano. Penso che patria è il luogo in cui si cresce e si vive, la si ama perché essa si prende cura di cambiare il presente e il futuro e renderlo più condiviso, partecipato, eguale nella differenza di ciascuno. Per questo penso e credo che siano le cose che fa la politica e ciascuno di noi che danno un senso alla differenza tra l’essere di sinistra o di destra, perché un senso esiste ma implica che si scelga con chi stare, chi difendere davvero e come rendere egualitaria la società.
Ciò che è accaduto in corso di pandemia (mai finita per davvero e che non finirà finché non ci sarà una vera vaccinazione nei paesi poveri, incubatori di varianti) è divenuto lo specchio di ciò che comporta cambiare perché non è più possibile continuare come l’insieme dei rapporti sociali propone. Il benessere si ritorce contro di noi e diventa una variante sociale che anziché modificare in senso più sano le vite, renderle più belle e mostrarci ciò che è bello, toglie vita e sicurezza, presente e futuro. L’epidemia ha reso le strutture ospedaliere inadatte allo scopo per cui erano state costruite, ha ritardato cure che non potevano aspettare e riversato la paura e il peso dove il contagio si manifestava senza mutare nulla. E continua perché il ricco sta bene in tre giorni e al povero non si chiede se è ammalato. Dovevamo uscirne diversi, più forti e determinati a risolvere i problemi che erano atavici, ne siamo usciti più poveri e precari.
Ora con una epidemia che va per suo conto, una crisi economica enorme che incombe e una guerra in corso a due passi da casa, si arriva ad elezioni con un Paese stremato socialmente. Di che parleranno i partiti in questi poco meno di due mesi? Di quale futuro e di come gestiranno il presente delle crisi aziendali, oppure ci spiegheranno che sono i problemi dei tassisti e dei balneari la priorità in cui riconoscerci? Ci sarà qualcuno che parlerà della precarietà diffusa e di come intende affrontarla, del peso che aumenta nelle famiglie per vivere e di come ridurlo e riportando in auge una parola che non si pronuncia più: equità. Parola che spesso evoca e chiede si elimini l’ evasione fiscale. Ci sarà qualcuno che parlerà dei costi umani e sociali di una guerra che la diplomazia non ha voluto risolvere e della necessità della pace? Su cosa dovrebbero progettare i giovani e perché dovrebbero aiutare una comunità che chiede loro senza dare. Sono meno patrioti quelli che scelgono di emigrare perché qui non si vive più, non si può formare una famiglia senza l’aiuto dei genitori, non si paga il dovuto per chi esprime professionalità ma gli si offrono stages non pagati e lavoretti? Temi come il ricambio generazionale, ci saranno nei programmi elettorali e parleranno del modello di società da trasmettere per mutarla, con che tempi e con il contributo di chi? Cosa verrà trasmesso? L’ odio del diverso, la dignità come disvalore, l’illegalità del più furbo come intelligenza?
Sarà questo il discutere di politica e di futuro? Oppure saremo dentro la noiosa rappresentazione di una tragedia per vecchi biliosi, incapaci di cogliere un senso al loro essere assieme?
Il fastidio è per questo essere presi per il naso, guidati allegramente verso il precipizio della solitudine sociale, della protesta senza risposta, e vedere che c’è chi ci crede, chi applaude, chi pensa di avere un vantaggio se uno più disgraziato di lui annega nel Mediterraneo.
Ho evitato ogni ciclista e ogni pedone, adesso ascolto musica a casa, l’auto me la potrò permettere sempre meno perché carburante e autostrade sono aumentate, forse è questo il cambiamento di cui non si parla, ovvero che stiamo diventando più poveri e forzatamente ecologisti, ma non credo che sarà materia di scontro elettorale.
Certo che si avverte la stanchezza, la disillusione, la disperazione e l’isolamento. Siamo rimasti noi con noi stessi, senza più patria in cui credere, senza un noi che ci sostiene. Non so come andrà, chi crede più al cambiamento? Credo che alle prossime elezioni, al di là del forte astensionismo, andrà a votare solo chi ha potere da conquistare e chi ha qualche favore da chiedere. Sono disfattista? Mah, lo spero.
C’è un solo problema, che quel potere verrà esercitato non solo in favore dei bisogni di un popolo stremato ma anche per modificare l’equilibrio dei poteri e la Costituzione e questo mi intimorisce perché poi tornare indietro sarà davvero difficile.
Lo so, per questo voto e inciterò a votare, per questo combatterò contro la destra più becera, ma anche contro altri partiti che il serpentello dittatoriale ce lo hanno ben nascosto. Ma il mio desiderio più profondo è andare in Costarica.
Può darsi che ci troviamo in Costarica 🤗
https://sergioferraiolo.com/2022/08/09/va-tutto-bene/
Benvenuto Sergio, ti ho letto con piacere 😊