Il mondo attorno a noi si agita, le volontà oscurano gli uomini e le persone diventano cose. Inutile la ricerca del giusto ammesso che vi sia una giustizia che prescinde dalla potenza. Tempeste si sommano a tempeste e come un tempo sotto le mura di Bisanzio, c’è chi discetta sulla teologia della pace. Come vi fosse una alternativa ad essa per non cadere nel baratro della guerra, delle uccisioni, sempre ingiuste. Sembrano pensieri da anime belle, da inani osservatori del mondo che guardano al prezzo della benzina e fanno incetta di pasta al supermercato, ma ciò che stiamo vivendo collettivamente supera di molto la condizione individuale, il tempo presente in cui collochiamo desideri e vite. Ci sarà un futuro che sia migliore del passato? La domanda è semplice e parte dalla realtà dove chi vuol vivere non si arrende ma vuole che i principi non siano un patrimonio personale bensì collettivo. Ognuna delle parole di cui ci siamo riempiti le bocche a partire dalla rivoluzione francese, devono avere un contenuto che contenga sia i diversi modi di vedere il mondo sia la possibilità che la volontà di potenza non sia l’elemento che unifica il mondo. E’ la diversità che coesiste e rende vera la libertà, concreta la solidarietà, certa la giustizia. Ora rassicurami se puoi perché questa ondata di rosso che non è cambiamento, investe e divora tutto.
Rassicurami se puoi perché gli amici servono anche a capire, ma noi siamo noi. La misura, il limite solido della nostra sofferenza siamo noi. Esattamente come nella gioia.
E’ facile prevedere cosa accadrà a chi ci fa del male, ma occorre troppo tempo e non toglie la sofferenza del qui e ora.
Rovesciando il Tolstoi di Anna Karenina, posso pensare che le infelicità s’assomigliano tutte, mentre le felicità sono singolari, non riconducibili ad altro che noi. E’ l’oscillare su questa consapevolezza che induce a muoversi e la certezza che il tempo sarà inesorabile.
Ma a che servirà il nostro sorriso stampato sulla decadenza altrui?
Il punto è proprio questo, che la felicità è singolare, ma se sei felice, malgrado tutto ciò che è d’intorno, allora somiglia a cinismo. Il mondo cambia proprio se si pensa alla felicità come dimensione collettiva. Pure bisogna riconoscerla, che non è aver trovato benzina a prezzo modico. Arrivo qui, che parecchio hai detto tu.
Eh già hai spiegato come sei solito fare , senza alcuna inutile impennata . La felicità è singolare ma l’infelicità è collettiva .
…”posso pensare che le infelicità s’assomigliano tutte, mentre le felicità sono singolari, non riconducibili ad altro che noi. E’ l’oscillare su questa consapevolezza che induce a muoversi e la certezza che il tempo sarà inesorabile.”
Il pendolo mi sembra che abbia un’ampiezza esigua.
E la “stoltezza” parla in piazza, modero i termini .
Tante poesie durante il pomeriggio , la Poesia onesta Sono pugni allo stomaco da prendere .
Non è questione di benzina seppure la miseria esista anche qua.
Ma anche se non vedo immagini non ci vuole fantasia. A volte parlare con gli amici serve