Preso per mano nel pomeriggio di domenica,
ad aggiunger festa, ci pensava mamma,
della mia bocca, nella sciarpa rossa, in attesa,
prima dello sfavillar della gelateria,
guardavo il fiato che si rapprendeva.
E tutto era dolce e di sapore pieno,
come l’anno appena nuovo,
senza lunedì di pena.
Mi chiedi d’adesso,
del vivere che ha impastato creta e gesso,
dei dolori e delle gioie rifiutate,
della speranza troppo spesso vilipesa
d’esser portata appresso,
posso dirti che fa compagnia
a chi fedele è restato,
fosse uno slancio, una fantasia, un abbraccio,
il resto se n’è andato col vecchio che ha pesato,
ed ora penso a ciò che potrà essere vissuto,
con la smemoratezza del bimbo
dagli storti con la panna, appagato.
ma guarda tu cosa mi ha “suggerito” la poesia…non lo sapevo!
che bellezza..
Gli storti, era un secolo che non li sentivo nominare! Però nei video noto che in Veneto hanno la forma dei coni, a Trieste invece sono come dei cilindri stretti e vuoti all’interno. Da bambina mi chiedevo perché mai li chiamassero storti se erano dritti. 🙂
La poesia è bellissima.
Gli storti che erano coni di cialda dolce e croccante a Padova, erano una festa per i bambini ma non solo. Per me sono un ricordo e una presenza dell’infanzia che non finisce mai.☺️
Grazie Marisa, anch’io mi chiedevo perché li chiamassero storti 🙂
Che bel regalo questi video Marta. Grazie ☺️
Bellissima poesia con immagini tenere e piene di futuro.
Inviato da iPhone
>
E’ un regalo reciproco 🙂
(Ho letto nella poesia come di un qualcosa di magico. Mi ha incuriosito ed è partita la “caccia”. Ed è stata una meravigliosa scoperta).
grazie a te 🙂
E tu sei riuscita a portare un ricordo nel desiderio, con una conoscenza nuova. Grazie .marta
Grazie Lavinia 🙂