domande

Mi chiedo chi siete voi che leggete. In quale mondo vivete. Come sono le vostre giornate, le abitudini, le difficoltà, i legami, l’allegria come nasce, i sentimenti e il loro grado di intensità, di libertà, se siano una nota di basso o un acuto che s’inerpica. Mi chiedo della vostra somiglianza e ancor più della diversità, ma soprattutto mi chiedo cosa sia per voi star bene.

Mi chiedo cosa vi spinga a leggermi, cosa intuite dalle mie parole, se da esse indagate in un pensiero sotteso, in una vita che non è la vostra eppure in qualche tratto approssima e forse coincide.

Questo mezzo, apparentemente virtuale, fornisce a chi scrive, una iterazione per immediatezza e intensità, sconosciuta agli scrittori, ma ( il ma ci sta sempre a temperare gli assoluti) è privo della conoscenza diretta, non è, se non di rado, un canale biunivoco. Certo vi intuisco, leggo di voi dove scrivete se anche voi lo fate, mi faccio domande sulla vostra persona, del perché scegliate alcune rappresentazioni e ne taciate altre. Alla fine ci si deve accontentare di un approfondire per  interesse e intuizione, delineare attraverso l’immaginazione, un’immagine a due dimensioni che prescinde da tutti quei codici che si usano nel reale: l’immagine, il gesto, l’età, il modo di esprimere il sentire, il silenzio tra le parole, la volontà di oltrepassare una soglia e mostrarsi. In questi luoghi la linea del con-fidare ovvero dell’aver fiducia dell’altro ipotetico è essa stessa una rappresentazione di sé, di un bisogno e di un limite. Ritaglia la dimensione e la fissa in un cliché comunque vero: mostro di me ciò che voglio arrivi a un qualcuno che non conosco ma che non mi è estraneo. Però è una verità interrotta proprio perché nel virtuale il vero è più corredato di immaginazione per riempire le caselle mancanti. Non c’è nulla di male in tutto questo guardare, pensare, immaginare, c’è attenzione, curiosità, partecipazione e bisogno di vedere. Però non possiamo, se non per caso, dirci davvero come stiamo, cosa vediamo e sentiamo nel momento in cui esso accade e diventa emozione per noi. Lavoriamo in differita e nelle riflessioni la distanza dall’accaduto può essere lunga, misteriosa, estendersi come le ife dei funghi, lontano negli anni. Ciascuno, io per primo, rappresento dei nodi, il loro persistere e la fatica dello sciogliere, mostro passioni la cui intensità è solo a me nota, taccio e parlo di qualcosa che non è solo cronaca, altrimenti corrisponderebbe a quel distratto informarsi su come si sta che neppure attende la risposta per passare ad altro.

Fuori piove, è un grigio pomeriggio di quasi primavera. La grondaia suona i rivoli d’acqua che cadono dal tetto, ne segue l’intensità con vibrazioni sempre diverse. È il giorno dopo la notte delle elezioni, sono accadute molte cose, altre ne accadranno, ma con rilevanze diverse. Per alcuni saranno dei fatti che sorprenderanno, per altri saranno un lento erodere delle speranze faticosamente costruite sul futuro. La mente analizza e cataloga, è abituata ed è stata formata per questo. Anche a riconoscere la propria insufficienza. Mette assieme ipotesi e scenari, li riporta sulla propria vita e sulle vite comuni, ma sa che questo è un esercizio privo di assoluti. Approssima certezze e paure, le combina per ricavarne un pensiero di futuro.  È un lavoro inutile eppure è difficile sottrarsi al mestiere dell’indovino. In fondo chi vaticina vorrebbe non azzeccare mai le previsioni che non gli piacciono perché sa che non può influire, se non in minima parte, su esse, ma sa anche che non riuscirà a sottrarsi alla loro influenza. Si realizzino o meno, le vite ne verranno cambiate. La tristezza della notte quasi insonne si è mutata in malinconia e bisogno di silenzio. Anche di stare a guardare senza ragionare.

Non ne parlerò oltre di elezioni, ma mi chiedo come altri vivano il momento, la giornata trascorsa nell’attesa. Non mi interessano i grandi vincitori o gli altrettanto grandi sconfitti, ma chi ha interessi analoghi ai miei e che in qualche modo conosco e che penso come persona concreta, vera, portattrice (non è un refuso ma il fondere l’essere attrice, il suo interpretare e portare questa capacità ad altri) di vita e di passioni. E mi ritorna un senso del relativo che è stanchezza, il mirare la realtà e il passar oltre mescolandola al quotidiano.

Far l’amore la notte della battaglia era un ritornare a sé del guerriero, del rivoluzionario, o anche più modestamente, il bisogno di un presente che cancellasse per un poco il futuro, assieme e infinitamente soli. E in questo pensiero racchiudo ciò che è mancato alla notte.

 

4 pensieri su “domande

  1. Caro Willy, ti leggo sempre anche se commento sempre poco, perché? I motivi sono tanti, a volte i tuoi post sono così personali ce qualsiasi parole sarebbe solo supposizione… Altre volte non trovo qualcosa di intelligente, tanto quanto il post da dire e allora preferisco lasciare un mi piace e basta.
    Passando alla tua considerazione sulle elezioni per il momento io sto a guardare…visto che è capitato che vincessero quelli che sembravano i più giusti e poi hanno fatto peggio degli altri, ora aspetto, vediamo come si evolve la cosa e come agiranno…poi trarrò le conclusioni, buona serata 🙂

  2. C’ è nel blog … e c’ è soprattutto quando l’ alimenta la malinconia ( più che l’ autoreferenzialità del blogger ) una conoscenza reciproca, fra chi scrive o chi legge, che appare prodigiosa !
    E un modo di en-patire insieme all’ altro che non di rado manca nella vita virtuale …. anche fra un famigliare e l’ altro, anche fra moglie e marito o fra amati ! Spesso mi sono chiesto il perchè di questa en-patia … ma forse la mia è una risposta retorica, poichè in realtà io lo so ! 😀

  3. Cara Silvia trovare un tuo gradimento è un bel segno, mi fa piacere. In fondo non faccio molto per farmi capire, concedo poco anche quando le cose sembrano più personali. Non fingo, né cerco di essere altro, però mi fermo perché esiste una linea del pudore che si supera solo in altri contesti. Lo so che ci sei ed è una cosa importante per me. Te ne ringrazio assai. Sulla politica e sulle elezioni, starò un po’ in silenzio, per capire più che altro, è qualcosa che mi prende non poco tempo, ma questa è una mia scelta. Vedremo che accade.
    Buona notte 🙂

  4. Caro Bruno la nostra conoscenza si snoda e ognuno immagina l’altro. Abbiamo passioni che a volte si somigliano, l’amore per la lettura ad esempio. Non credo sia solo questa la ragione di una reciproca empatia, c’è anche un parlarsi ammodo, di reciproca stima che fa bene.

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