Quattro mesi fa, per il mio compleanno, ho raccolto una serie di scritti che avevo pubblicato su questo blog e ne ho fatto un libretto, senza velleità letterarie, da regalare agli amici. Era un riassumere impressioni e ricordi, neppure i più rilevanti, ma quelli che avevano a che fare con alcune parti della mia storia. Bisogna insistere su questa parola: storia perché vita spesso si riempie di connotazioni esterne, quasi un subire ciò che accade anziché esserne protagonista. Per mia fortuna ho conosciuto non poche persone portatrici coscienti della propria storia e non occorreva andare a chissà quali celebrità, anzi, erano persone singolari che sceglievano e conducevano una storia che assomigliasse a loro. Per quanto possibile. Non accade così a tutti in amore, ad esempio, dove le scelte diventano futuro, dove ci si radica dentro per decidere e alla fine quello che ne esce coinvolge non poco le vite. Quindi il creare la propria storia è di tutti e la scelta è tra il lasciarsi decidere da altri oppure procedere in proprio. Questo conta poco per la felicità, per il successo, ma un merito ce l’ha, ovvero quello di avere una storia. Riflettevo su questo dopo aver legato un commento a quanto scrivo con un pensare alla mia storia. Il commento, riferito a quel libretto, parlava di una malinconia soffusa. Poi i termini si attenuano, la malinconia può diventare gentile, pensierosa, contorta, leggera. Insomma gli aggettivi rifuggono dagli ossimori che invece esprimono bene le dualità che possediamo e che il mondo esterno tende a semplificare. Mi sono chiesto, ma la mia, seppure aggettivata, è una storia malinconica? È il dis farsi delle cose che prevale? Oppure il senso dell’incompiutezza che impedisce di accogliere il momento? E in questo analizzare sono giunto a una conclusione che ha tutti i pregi del dubbio: la mia storia è fatta di momenti malinconici e di scelte dovute, di allegrie inconsulte e di gioie meritate, di errori madornali e di intuizioni felici, di permanenze fortissime e di oblii misericordiosi. E potrei continuare parlando della ricerca della leggerezza, della fortuna della memoria, dell’intuizione e dell’analisi di quanto si vede in uno sguardo largo. Potrei dire delle insoddisfazioni e dei fallimenti, ma questo offuscherebbe il molto che mi è stato dato, le esperienze scelte, le radicalità e le mediazioni costruite. Insomma ne verrebbe fuori una storia parziale, questa sì immeritata. Quindi rassicuro me stesso: la mia storia non è malinconica, ha l’allegria e l’ironia che l’accompagna, cerca la felicità anche quando si rende conto che essa è transitoria e difficile, persegue la leggerezza e l’inutile mentre si dà da fare con la concretezza e la dura lezione del reale. Nessuno di noi, penso, si merita una storia parziale, ha la propria. E in qualsiasi momento di quel lasso di tempo in cui siamo senzienti, e che chiamiamo vita, può decidere, fare, prendere una strada anziché un’altra, sapendo che può costruire qualcosa che nessun altro potrà fare e che lo riguarda così da vicino che è meglio gli assomigli. Ecco, questa è la propria storia e in fondo possiede tutti gli aggettivi e non merita giudizi, ma solo allegra consapevolezza d’aver vissuto e voler vivere.
Uh, la voglio anche io una copia di quel libretto!!!
(P.s. La tua storia è una bella storia e c’è ancora tanto da raccontare…)
La cosa per me più importante della propria storia è di non lasciarsi mai vivere anche quando sembra che le decisioni siano prese da altri e siano in qualche modo imposte. Decidere, scegliere e vivere sempre, provandoci e sbagliando (se così deve essere).
Sono sempre io E., anche se ho modificato il blog, avevo voglia di cambiamento. 😉
Idea molto bella riunire la storia della propria vita. Se non tutta la storia almeno certi passi, un percorso che senti più consapevole.
Auguri
Grazie Josè, con i dovuti distinguo la mia storia mi piace, non fosse altro perché è mia. Spero di poterne scrivere ancora parecchia. 🙂
Beh più che una storia della mia vita è un insieme di sensazioni, sguardi, ricordi, poi ciò che è più profondo spesso non si scrive. La comunicazione diretta serve a questo disvelare perché è fatta di molti linguaggi. Comunque, sì, come quando mi leggi, ci sono nelle cose che scrivo. Grazie Marta, i tuoi auguri mi sono graditi e preziosi.
Leggendoti E. so che conosci bene il significato del decidere e del tracciare la tua storia. E’ un tratto molto bello che ti accompagna e credo, una scelta di vita. Ti cerco nella tua nuova identità, ma mi serve qualche traccia in più. 🙂
La raccolta lascia proprio il senso di una consapevolezza allegra di aver vissuto e di voler vivere. Un abbraccio, G.
Che bello che tu l’abbia colto G. Grazie 😘
In realtà pensavo che si aggiornasse da solo il profilo ma a quanto pare no! 🙂 hexagonalcircle.wordpress.com è il nuovo blog.
Un anno fa ho in qualche modo subito una scelta (in parte). Poi ho deciso che però il modo di vivere quella scelta imposta sarebbe stato solo mio, volevo vivere e non lasciarmi vivere dalla decisione altrui.