torna un ordine

Poi le cose si sistemano, in un modo o nell’altro l’ordine torna. Dovremmo tenerlo a mente.

In fondo bisogna esercitare la pazienza e la speranza, non scivolare nell’ansia che impedisce alle cose di avere un loro senso.

Che significa vivere nel giorno? Rincorrere l’attimo, la sensazione, l’emozione, oppure trovare il proprio tempo interiore, il battito profondo della nostra vita che accompagna il presente? In questa freccia positiva del divenire, trovo un senso all’ansia, e riconduco la fretta al suo posto: attraversare le strade, inseguire un amore che parte, cercare una cosa che serve davvero subito. E per il resto mi occupo e mi affido; bisogna avere fiducia nelle cose, nelle persone, nel caso, fare ciò che si può (e non significa tutto il possibile) e lasciare che qualcosa di buono accada anche senza il nostro decisivo intervento.

breviario laico del limes

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Restare nell’attimo che precede l’azione, quando la forza è ancora una molla e il futuro non è scritto.

Ricordare il prima dell’accadere, quando non si sapeva e le cose erano consuete, percorse di pigro svolgere di tempo.

Percepire i piccoli segni di ciò che accadrà, con meraviglia tranquilla, lasciando che il possibile accada e diventi vita.

Sentire il filo, trasparente e forte, che lega le cose e ne fa tempo, ciò che sta prima e ciò che viene poi, amarlo in un sussulto d’amore che non si spegne.

Cogliere l’attimo e disporlo nel vaso, con ordinato amore, farne risaltare colore e bellezza, mettere l’armonia in accordo con esso perché sia per sempre nostro.

Restare sospeso nel meriggio del pensiero, fare del razionale una lama di luce netta in cui danzano i bagliori del sentire.

Guardare ciò che finora non si è visto, in un vuoto di pace che lascia agli occhi il loro lavoro.

Vedere e non sentire l’urgere di sé, quieto, in onde di respiro aperto, parte di una eternità che finalmente dura.