Anziché parlare ultimamente borbotto, i pensieri mi salgono alle labbra, alla penna e li ascolto. Non ho nessuno in particolare a cui rivolgermi, sono un droghiere che nel suo negozio odoroso di legni, agrumi e vernici, lambicca conti, previsioni, scaffali da vuotare, proposte da allineare. Ci sono molti tipi di silenzio, il borbottio è quello più innocuo, si capisce che qualcosa non va ma non è chiaro cosa sia. Ho sempre apprezzato quelle persone che hanno poche idee ma chiare, che sanno dove dirigersi, quando fermarsi, gli altri si muovono come i gas, sbattono contro le pareti, non si capisce mai per davvero dove sono. Precedono la meccanica quantistica traslandola nei pensieri. Chissà se qualcuno ci ha pensato di verificare se noi, non i computer di nuova sperimentazione, pensiamo quantisticamente, ovvero trasformiamo indifferentemente onde in particelle, pensieri in atti concreti e viceversa. E l’entaglement forse ha un corrispondente nell’emozione simultanea, sia essa un amore o altro, che si comunica a distanza attraverso l’intuizione e l’idem sentire. La telepatia è stata il sogno e l’incubo di chiunque volesse conoscere i pensieri di chi era per lui importante. Sappiamo che sprazzi di coincidenze statisticamente compatibili si verificano assieme a eventi di cui non si spiega la nascita se non con il caso. Ma cos’è il caso che sembra interagire pesantemente con le nostre vite e non trova ragione se non esaminando tutte le forze che contemporaneamente determinano un momento del vivere. Si dice con allegria o minaccia che trovarsi nel posto giusto al momento giusto sia parte del tempo e della necessità, ma questo cosa c’entra con i miei silenzi?
Forse dovrei fare un passo indietro e raccontare ciò che determina il tacere o il borbottio. Detto con parole semplici è il disallineamento tra le attese e ciò che accade perché questo influisce e soprattutto fa comprendere che noi siamo sì signori del nostro destino, ma solo del nostro, nel mentre tutto il resto procede per suo conto e se le cose sembrano condurre verso esiti non desiderati allora diviene evidente quanto e cosa contiamo per davvero. Una ridimensionata all’ego non fa male, ma ci sono altre cose che l’ego sorregge, il libero arbitrio ad esempio. Possiamo essere liberi se non siamo davvero padroni delle nostre azioni e quanto di tutto questo lievita e diviene un insieme che condiziona le vite di tutte. Accade in politica, nei posti di lavoro, nella vita relazionale, negli amori, un po’ dappertutto ciò che è lievitato ingloba la società precedente e la riordina in nuove priorità, in obblighi sconosciuti fino a quel momento, speriamo anche in nuove piacevoli esperienze di vita. Certo che con un pianeta doppiamente in pericolo per la nostra specie si dovrebbe stare cauti nel far lievitare la realtà secondo possibilità negative. Insomma noi siamo contemporaneamente soggetti alla legge di Boltzmann ma anche a un universo reale e deterministico che ci obbliga in una direzione quando troppo trascina da quella parte.
E quando si ha comprensione di tutto questo che si può fare? Qui si aprono due strade o il rifiuto del determinismo, cioè ci si oppone a ciò che sembra rafforzarsi come necessario se questo riguarda le nostre possibilità di vita e felicità. Rifiutare il determinismo significa andare in piazza e dire che non si è d’accordo, che bisogna che le cose cambino, che la vita è più importante di ogni convulsione del potere. L’altra strada è quella del silenzio e del borbottio individuale, ovvero il rifiuto di essere parte di qualcosa di negativo che ci riguarda. Se il nostro cervello funziona secondo le ipotesi della meccanica quantistica non c’è nulla di determinato ma una realtà che è il succedersi statistico di momenti in sequenza. Le cose possono mutare, tornare indietro, essere favorevoli anche se esiste la possibilità contraria. Le cose cominciano dalla nostra testa e da essa dilagano anche senza parlare, conta ciò che facciamo, ciò che rendiamo reale.
n.b. la quantità di forse che costella questa pagina dà misura di quanto poco solidi siano i presupposti e le conseguenze tratte, ma di una cosa sono sicuro: o attraverso il silenzio di massa che pesa come un macigno o attraverso la protesta urlata ciò che sembra determinato ed è esiziale per noi e per le nostre vite può ancora essere mutato, prima di trasformarci davvero in una vibrazione.
Chiosa perfetta. Anche perché, di questi tempi, o taccio o sbraito.
Io taccio o mando a quel paese direttamente. Chiacchiere inutili, a volte tremendamente stupide. Non c’è Las faccio. E poi con tante cose che abbiamo da fare, rifare, riproporre, agire insomma!
Il borbottio non ti si addice, mio caro, è ancora troppo presto.
Grazie Marina 🤗
Giò dobbiamo far qualcosa
Mi sa di sì, c’è un punto di non ritorno troppo prossimo. Però, che è a parziale consolazione, abbiamo ancora voce. Usarla in rete è passaggio fondamentale, forse non sufficiente, ma necessario si.
Ciò che si annuncia non è rassicurante, neppure per i tranquilli e i sonnolenti. Vedremo il da farsi e, come potremo, saremo adeguati.
Ne sono straconvinto.