Nel mondo delle non notizie il cambiamento perde consistenza, in continuo si alza la soglia del vero e gli attori si anestetizzano. Sembrano dormire e recitano, vivono, fanno cose eccezionali che durano lo spazio d’un attimo e non lasciano traccia. Eccezionali per chi non le farà mai, eccezionali perché serie, perché mettono in gioco le vite. Almeno per un po’ non sono come chi guarda e critica. E dice al più: avanti un altro. Ma c’è una scelta di campo nell’eccezione che il tempo ci impone e nel maturare che si accelera. Basta non prendersi sul serio mentre si compie qualcosa che ha a che fare col mondo e non guardare la miseria degli applausi del Senato, quando viene sconfitto il diritto d’essere differenti.
Mi hai raccontato della tua lotta per la libertà, delle tue letture maturate nei luoghi della rete dove non esiste il virus e i numeri dei morti sono inventati. Neppure il Papa ti piace più anzi dal tuo racconto emergono le piccole comunità di quelli che vogliono il ritorno a una rigorosità che conculca ogni piacere e ogni libertà. Apostati, sono gli altri o voi ? Non dovrebbe interessarmi, con le mie poche certezze e invece mi ferisce la libertà agitata in conformità ad assiomi presunti e labili.
Avresti applaudito anche tu nel Senato che a suo tempo certificò la nascita di Ruby Rubacuori come nipote di Mubarak? Credo che quelle urla sia andate al cuore della tua presunta libertà, che questo tempo di ferro sia lo spartiacque di chi sta da una parte e chi dall’altra. L’odio gli indifferenti di Gramsci riprende consistenza e non è possibile stare a mezzo, essere senza patria nelle scelte. Con chi eri e con chi sarai? hai già scelto e non il dubbio. Quando il blocco d’argilla che dovrebbe generare una pietra si scinde, la prossima scelta sarà ancora più lontana e il tema della lontananza, dell’affinità verrà liquidato in piccoli circoli di pensiero conforme.
Non importa, in questo universo le cose accadono perché il presente è dato e il futuro ne è conseguenza.
Oggi ero in uno di quei luoghi che non sono più normali, Asylum, li chiamavamo studiando sociologia, perché lì dentro le regole si sospendevano, le libertà si spegnevano in scelte drastiche e terribili e vigeva il fidarsi. Guardavo attorno e vedevo persone, code, paure, attese e non sentivo i pensieri, le speranze frantumate dai dubbi. Ciascuno era chiuso nella sua necessità. Come nella riva era giunto e chiedeva una soluzione al suo problema a chi poteva dargliela. Semplice e difficile, è questo che neghi e fuggi ? È l’assenza di una rotta comune? Del non essere più tutti, ma solo individui portatori di bisogni? Ci si divide e ci si scinde, nel scindersi una parte resta e l’altra prosegue, ma quando ci si divide nessun pezzo dell’altro ti segue: è una scelta di vita che comporta che il precedente sia visto come un errore e che esso non ci appartenga. Per questo non c’è più indifferenza raccontata e gli ignavi, gli infingardi, i furbi si nascondono in una maggioranza grigia che non dice nulla mentre altrove lampi scindono il cielo comune. Da una parte o dall’altra.
Ti ricordi la “Tempesta” di Giorgione, è questo il mondo: come allora una riforma era alle porte assieme a una guerra dei cent’anni. È questo il mondo dove semplicemente si è da una parte o dall’altra e la cingana che allatta è il mondo che nasce, senza il pudore di vivere, di essere, di sperare, mentre il soldato vestito e armato, è il vecchio senza inermità e capace di offesa, ma è il passato che il cielo laverà tra poco. Pensa che sotto quel soldato la radiografia del quadro ha trovato un’altra figura di donna bella e nuda che si lavava nel fiume, era la congiunzione delle bellezza nel tempo che scorre. Poi Giorgione ha sentito arrivare il ferro e la peste di cui sarebbe morto e ha cercato la bellezza nel reale e nello stato di natura la salvezza. Oggi è la scienza che si allea o contrasta la natura e il fulmine che squarcia il cielo ci riporta all’oggi: abbiamo bisogno di luce e non di oscurità. Questa è la scelta ed è così radicale che ci sarà un prima e un dopo e anche un progressivo cancellarci in ciò che non abbiamo voluto comprendere: che il presente prepara il futuro.
Una riflessione potente. La libertà non è un pranzo di gala, è abito da lavoro, ed il mondo d’intorno preferisce venderla per un aperitivo.
Concordo con te, la libertà è una conquista e un lavoro duro che comprende il dubbio e l’ascolto, ma anche la ragione.
ʻIl dubbioʼ
“ogni qualvolta la materia si trasforma in energia, una parte di questa energia diventa non più utilizzabile e va ad aumentare il Disordine dellʼambiente.
La misura del Disordine si chiama entropia”.
Per questo , nota lo stesso, lo zucchero nel caffè, non girarlo che si scioglie da solo. Rallentiamo il processo dellʼentropia.
Meglio prenderlo amaro ?!
Molto interessanti le tue considerazioni , mi viene da aggiungere per taluni
Gli omuncoli si nascondono dietro al voto segreto.
Lasciate fare cucù settete ai bambini che voi siete belli cresciutelli.
La libertà bisogna considerarla un lavoro, un’esistenza del vivere, nutrirla con la lotta la ragione, il dubbio. Non si nascein stato di schiavitù ma innumerevoli interessi lo creano e lo rendono logico, concepibile. Se ad esso si aggiunge la menzogna, il finto coraggio di chi pensa solo a se stesso la cella si chiude e non sarà facile uscirne.