parliamo di sinistra

C’è chi si ferma sui numeri delle amministrative, chi fa confronti con le europee o con i sondaggi, chi rileva che gli accrocchi della politica politicante non funzionano più. Non pochi si soffermano sullo spettacolo indecente del Senato che esulta perché la “tagliola” grazie a Renzi ha funzionato sulla legge contro l’odio per i LGBT. Tutto parzialmente vero ma questo non spiega perché un popolo che ha problemi di lavoro, un benessere decrementante, una povertà crescente, scelga, indipendentemente da ogni valutazione etica, la destra più aggressiva da quando è nata la Repubblica. Siccome è ciò che pensa l’elettore che fa testo cio che più mi convince è che manca una risposta ai bisogni tradotta in politica riformista di sinistra che non sia subordinata al liberismo. Cioè la sinistra esprime una politica che non migliora il presente ed è senza speranza di cambiamento.

Allora vorrei soffermarmi su una parola molto usata: compatibilità. È una parola che si declina attraverso le leggi, unicamente verso il basso, cioè si chiede ai poveri o a quelli che stanno per diventarlo, di essere compatibili con i ricchi o gli straricchi. Questo evidentemente provoca un risentimento nei confronti di chi per compatibilità nega l’equità. Altera una seconda parola che spesso si usa in politica, ed è conflitto. La radicalizza. È un presente che non coinvolge solo l’Italia, ma la compatibilità rende logico il conflitto nella sua accezione di scontro. Di fatto è una specie di guerra che rompe le appartenenze, i vincoli di solidarietà, rende logico il passare indifferentemente dall’una o dall’altra parte in attesa, non di un futuro migliore ma di un presente accettabile. Questa conflittualità estrema rende credibile ogni notizia, toglie valore all’etica sociale, decriminalizza i comportamenti illegali.

Naturalmente non tutti sono così, ma mai come ora si è accettata la conformità alle parole che si vogliono sentire e si è annullato il passato. È la dittatura del presente in cui alberga di tutto. La glorificazione del furbo ad esempio, la menzogna sui bisogni, oppure la logicità dell’esercizio del potere senza regole, l’irrisione della cultura, la mercificazione del consenso attraverso il privilegio.


Risalire da questa condizione implica che quelle due parole, compatibilità e conflitto devono essere riportate nell’ambito dell’equità e delle regole comuni, ciò non si fa con i pannicelli caldi dei pochi centesimi erogati o con il mancato aumento di beni che necessari non sono, e neppure senza un travaso di ricchezza tra chi ha troppo e chi non ha a sufficienza. Questo implica una rivoluzione interiore nel riformismo di sinistra che deve rendere compatibile e premiante la solidarietà rispetto alla furbizia, deve integrare ciò che è possibile nelle migrazioni, imporre che i nuovi poveri non facciano sentire ancora più poveri quelli lo sono da prima, deve investire in ciò che crea lavoro stabile e fa crescere le aziende senza depredare l’ambiente e schiavizzare i lavoratori.
Insomma non è possibile combattere la disgregazione senza mettere assieme, far sentire le persone parte di un cambiamento che li riguarda senza renderli protagonisti. E qui la compatibilità si rovescia e il conflitto sceglie i suoi avversari: non è tutto uguale. Neppure il presente lo è e bisogna che questo venga dimostrato con le leggi e il fare. Non vedo altra soluzione se si vuole evitare che il paese continui a smottare verso la destra. La peggiore destra da quando è nata la Repubblica.

4 pensieri su “parliamo di sinistra

  1. Vale molto non pensare da soli queste cose, hanno una loro durezza ma anche molto sentimento di umanità e se la sinistra non si occupa della dignità, dell’equità, dei diritti dell’umano di cosa dovrebbe occuparsi? Grazie. 🤗

  2. wwayne: è sparita la domanda ma mi ricordo il senso. Spero. Mi sono sentito vicino alle idee di alcune persone. In passato per me Berlinguer ha incarnato la mia idea di leader e di comportamento in politica. Se ti riferisci all’adesso, non entro nei nomi dei sindaci, perché non votavo in questa tornata, ma se parliamo di persone che ascolto volentieri e con cui discuto potrei mettere Bersani,, Civati, per la visione disincantata e globale, D’Alema. Li conosco personalmente e per questo discuterei con loro. Ormai per età tendo ad essere una persona che sceglie sulla base del possibile e del sogno, ma con radicalità.

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