Dalla finestra aperta è arrivato l’alito leggero dell’oscurità profonda, ora accarezza la pelle, mentre i rumori si sciolgono nell’ultimo scoppio di voci, nella risata che si sospende e guarda attorno indecisa sino a spegnersi. Nel vicolo, sussurri e scalpicciare di passi che s’allontanano verso l’alba.
Silenzio ora, in casa, sotto e vicino. Appena lontano, la penultima auto passa, passanti e senza dimora, pur rarefatti, manifestano la presenza nel corso, ma tutto avviene con lunghi intervalli di gonfio silenzio e il tempo sembra davvero infinito.
Nelle notti d’attesa, basta decidere che dormire non è poi così necessario, che il corpo ha i suoi tempi e sa tutto. Basta decidere che altre realtà sono presenti oltre la nostra, fatta d’abitudini e paure di stanchezza. Basta decidere e tranquillizzarsi che il tempo c’investirà e noi siamo roccia che si bagna oppure, trascinato sasso che s’arrotonda. Basta decidere e accarezzare i sogni nel dormiveglia, fino a mattina.