segnali

Ci sono segnali inequivocabili: le cose cominciano a diventare difficili, le telefonate si attendono e non si fanno, quello che subentra è un dovere che prende il posto del piacere di un gesto gratuito. Si rimprovera una muta scarsa attenzione che giustifichi l’adombrarsi, il chiudersi.

Quante volte ha funzionsto questo meccanismo che sta sulla cresta di una decisione quasi presa. È la presa d’atto inconscia della trasformazione di qualcosa che era eccezione in normalità.

Ci si stufa. Sì, anche, ma di cosa?

E questo venir meno non è stato testimoniato da un dialogo via via  senza radici? La superficie del comunicare diventa frase fatta e poi silenzio, il non detto si accumula, finché si attende la mossa dell’altro e già un giudizio si è fatto strada: sono stanco, vorrei qualcosa che non c’è.

3 pensieri su “segnali

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