non muto

Se si finisce per giustificarsi, se le conversazioni sono un canovaccio che si potrebbe riempire prima di iniziare, compresi tempi e silenzi.

Se questo dirsi attiene molto al passato e quindi agli errori, ché tanto i meriti saranno sempre scontati, se tutto ciò è ricorrente, qualche errore presente pure ci sarà.

Nessuna buona indole giustifica la ricerca dei colpi scontati, neppure la speranza di cambiare chi ci colpisce oppure l’evolvere nostro. È solo un innaturale, incongruo, assurdo senso di colpa privo d’oggetto a cui ci si assoggetta. Ovvero il senso di colpa dell’esistere e dell’essere come si è, e se di chi ci ha ferito poi si riesce a dire : chissà perché di te io ricordo solo cose buone, in questa frase chissà quante illusioni o rabbie sono state sollevate.

Lo penso ora, che di più capisco e meno faccio per adeguarmi. E non muto e d’altro mi curo.

Si può vivere per approssimazione a se stessi, cercando di assomigliarsi quanto più si può, ma non essendo altri. Ogni notte ne verrebbe una colpa da annegare nel sonno, forse per questo la bussola è semplicemente essere, cancellando ciò che può far male.

7 pensieri su “non muto

  1. Assolutamente, non si può vivere cercando di essere come vogliono gli altri, si finisce per non vivere andando contro se stessi, discorso diverso è cercare di smussare qualche spigolo che si comprende sia troppo appuntito…ma niente più di questo. Questo non vuol dire avere la superbia di essere nel giusto, ma solamente di avere rispetto per se stessi. Bellissima riflessione come sempre, buon inizio settimana 🙂

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  2. Buon giorno Silvia, sono felice che tu condivida, assomigliarsi è una fatica e insieme un piacere, ma fare altro genera tristezza. Eppure se ci pensi sembra sia una anomalia cercare di essere se stessi.
    Buona settimana a te 😊

  3. “Gnòthi seautòn” raccomandava @Socrate ai suoi discepoli … e quel suo convinto “Conosci te stesso” era il ponte da attraversare tra il noi e gli altri, non per primeggiare su loro, bensì per condividerne dolore e piacere, miserie e sublimi vette, insomma l’ insopprimibile, e cadùca, umanità ! 🙂

  4. Caro Cavaliere, hai citato una delle grandi bussole del vivere, quella che troppo spesso viene trascurata a favore di un essere conforme ad altro e altri. E quella conoscenza di sé è nell’accezione non di una chiusura egoista ma proprio nel conoscersi per essere con gli altri.

  5. Piano piano sto leggendo il tuo blog. Che dire. Mai conformarsi agli altri. Se stessi sempre, almeno il più possibile…poi le idee nel confronto magari possono anche cambiare. Già conoscere benissimo noi stessi è un’impresa non da poco.

  6. @lali1605: Credo che conoscersi sia un’impresa ricca di abbagli, se si lavora con molta onestà ci si può approssimare. Insomma assomigliarsi, anche perché ciascuno di noi si porta dietro una sovrastruttura mica da poco. Fatta di educazione, condizionamenti, regole, per cui essere se stessi è un buon lavoro, con la giusta dose di fatica e di soddisfazione. Ti ringrazio per questo tuo esplorare queste pagine, fammi sapere cosa ne pensi. Del tuo scrivere e raccontarti io penso assai bene.

  7. “Si può vivere per approssimazione a se stessi, cercando di assomigliarsi quanto più si può”
    Questa frase mi ha colpito soprattutto quando parla di approssimazione. In questo periodo sto riflettendo sulla mia generazione (quella dei trentenni) e di approssimazione nel vivere ne vedo e ne percepisco molta. A volte lasciarsi andare va bene ed è concesso, non si può essere sempre rigidi e concentrati. Ma qual è quel limite che, se superato, ci fa diventare ridicoli?

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