Sono quasi le nove di sera, la vetrina è buia. È una bottega piccola, con poche cose, alcune curiose, altre belle, tutte di gusto e a prezzi convenienti. Nel fondo della stanzetta, c’è una macchina da cucire e una lampada accesa: una donna con i capelli raccolti ha un’aureola di luce, mentre cuce un vestito rosso. Il controluce tiene il viso in ombra e manda riflessi sui vetri soffiati, sui piccoli tappeti appesi, sugli orecchini e le collane di oro rosso.
Si accorge che la osservo, mi invita ad entrare. Le dico il motivo dell’insistenza dello sguardo e sorride: anche mia madre era sarta, mi dice. E così mi commuovo perché è la memoria di un altro viso in controluce a mischiare il tempo. Perché nel cucire c’era una cura che vorrei raccontarle e invece la voce accenna, si rompe. Invecchiando i ricordi, a volte, diventano prepotenti e dolci e allora troppo resta dentro travolto dall’emozione. Credo sia perché c’è uno scontro d’ amore: quello di allora e quello di adesso e sembra che il nostro cuore sia troppo piccolo per contenere entrambi.
La saluto e le dico che tornerò, mi sorride. E così basta.
Sembra quasi di toccarla la tua emozione, talmente tanto l’hai descritta bene.
E leggerti ha emozionato me. Ma tanto con te é sempre cosí… 🙂
Che gentile e cara che sei, grazie grazie PindaricaMente 😊
❤
“Invecchiando i ricordi, a volte, diventano prepotenti e dolci “… quanto è vero! E facilmente l’emozione soffoca e vieta di parlare. Sento molto questo tuo racconto, perché potrei averlo scritto io. Davvero bello… Buonanotte amico mio
Buoni sogni Alidada 🙂
:-*
grazie, buoni sogni anche a te 🙂