Ti sei lasciato scavare, piano, con gli anni, da uccelli che inseguivano insetti,
insetti che volevano cibo e poi talpe, topi,
animali che correvano e lenti innamorati.
Questi ultimi toglievano un po’ di pelle, scrivevano date, promesse, tracciavano cuori.
Era corteccia, ma era pelle, respirava,
ricca d’amore, sensibile al vento e alla pioggia, si godeva il sole e l’ombra che arrivava nel giorno,
fino al fresco della notte.
Rabbrividiva, nel sentire una schiena che si posava,
e una parola incisa la faceva trasalire.
E in questo imparare, il corpo s’è curvato ad accogliere,
a tenere, aria, vita, acqua, amore.
Di questo essere, vorrei dar testimonianza,
del tuo accogliere,
ed essere storia d’abbracci, senz’altro dire.
Perché l’abbraccio è da solo una lingua,
una pazienza,
una forma dell’ amore.
Quanto è bella!
Che bravo che sei stato a dar voce all’albero: non è comune usare empatia e tenerezza anche nei confronti suoi!
A proposito:
talvolta mi sono chiesta quanta sensibilità abbia un albero e se provi fastidio nell’essere inciso …
Chissà!
Un sorriso
Ondina 🙂🙃🙂
Son tornata a rileggere:
e come m’è piaciuta e com’è vera la tua frase:
Perché l’abbraccio è da solo una lingua,
una pazienza,
una forma dell’ amore.
Grazie 🙂
Mi sono sempre chiesta dove sia il cuore di un albero….
Io penso si trovi dove le radici diventano tronco, dove la terra si spinge verso il cielo. 🙂
Foglie metteva un albero del monte
ad una ad una e il sole le indorava,
venne l’ autunno e non le perdeva
quercia era lui … e verde la sua fronte .
Che bei versi e immagine, grazie Bruno 🙂