Perché la facilità di avere degli oggetti dovrebbe rendere più felici o più liberi? Il possesso si confonde con la stima degli altri, spesso travalica nella stima di sé e nell’identità. Cos’è il merito se togliamo il parametro della capacità di creare valore economico? È forse misura della persona e di quanto essa faccia progredire gli altri a iniziare da chi gli sta vicino? Quanto vale il saper compiere azioni che non hanno apparente valore ma contribuiscono alla felicità di sé e di qualcun altro? Le cose sono la paga del merito, il senso della dimensione sociale in una società dove non la persona ma la sua possibilità di acquistare beni, anche beni comuni, anche di segregare bellezza viene valutata come correlato del merito. Sviluppare questa cognizione porta a ridimensionare l’assoluto che sembra contenere. La possibilità di acquistare cose ne provoca l’accumulo e ne impedisce l’uso, la stessa tecnologia apparentemente mette a disposizione strumenti che permettono di fare più cose, cose che non avremmo fatto mai oppure da compiere con fatica e relativa soddisfazione e che ora nella bulimia del possibile scompaiono senza lasciare traccia. Non c’è differenza, non c’è ricordo solo confusa necessità d’aggiungere.
Il necessario come diritto sociale della persona dovrebbe essere ben più di un enunciato delle costituzioni, che infatti non prevedono la povertà ma i diritti individuali temperati dai diritti collettivi.
Necessario, questa parola evoca nell’epoca in cui tutto trabocca, la penuria, l’appena sufficiente, mentre è la libertà da tutto ciò che opprime con un desiderio indotto. Libertà di essere con dovizia se stessi, senza risparmio di tempo e bellezza, che sono disponibili per chi sa usare i sensi e goderne e quindi, non di rado, coincidono.
Hai passeggiato con i piedi tra le foglie?
E il vento è scivolato sul viso carezzando?
Qui l’aria è mite.
Dai tavolini all’aperto,
parole brevi, sussurrate, protese,
tra sorsi piccoli di cioccolata,
sfiorare di dita e sorrisi,
mentre attorno il giallo invade l’aria.
Le foglie si sovrappongono in mucchi gioiosi:
c’è un desiderio di gesti semplici,
necessari e pieni di dolcezza.
Il necessario è ineludibile e, talora, non è nemmeno un oggetto.
Gran parte di quello di cui abbiamo bisogno teoricamente non ha valore venale, oppure è molto basso, vero Giò? 🤗
Eccerto, pure il vino del contadino pare fuori mercato 🍷🍷🙂
L’analisi fatta e tristemente vera. Il fatto è che più d’una volta si coprono o meglio dire, crediamo di coprire delle mancanze umane con oggeti ed elementi sí, utili tal volta, ma non sostituiranno mai! I sentimenti, stimoli, buoni o ingiusti che siano. Abbiamo bisogno di contatto con la pelle e quella non si scarica tramite App. Neanche cosa provoca. Tanto meno un buon rosso a torno ad un tavolo, con amici, chiacchiere, abracci, sorrisi, carezze.
Bellissima la poesia 🌷
Buon inizio settimana.
Grazie Frida, hai messo in luce il sentire e i sentimenti che non si comprano ma si condividono. 🤗