Quando è il momento di dire e quando quello di tacere? Per Lei è una spinta terapeutica che si attiva nell’oscuro equilibrio tra la voglia di guarire e quella di restare come si è. C’è un disagio, altri lo definirebbero un piccolo dolore che ha l’aspetto piacevole della conoscenza, di esso si sa cosa provoca, dove si ferma e persino il punto in cui lo si può sostituire con altro. Manca il benessere, resta il lamento, che è una risorsa personale e nazionale, per non mutare nulla, per non essere ciò che diciamo dovremmo desiderare di essere. Ma c’è il bisogno di regolare i conti con noi stessi e ci sono due possibilità:tutto ti è rimesso e ci salutiamo caro dottore, oppure rammendiamo assieme. Entrambe le possibilità hanno infinite sfumature e ripensamenti, ma ci sono ed è già molto saperlo.
A lei, caro Dottore, interessano i fatti e i moventi delle cose accadute che sembrano avere un significato che lega il disagio a qualcosa di profondo. e invece ne hanno un altro, non le parlerò né degli uni né degli altri, perché stavolta sento importanti i meccanismi che ora, sembrano, aver costituito un legame tra ciò che accadde e come lo vivo e ricordo. Ho pensato che Lei mi fa tornare pescatore. Gettavo la lenza, attaccato all’amo c’era un boccone succulento e aspettavo con curiosità di vedere cosa si sarebbe lasciato prendere. Piccoli movimenti del galleggiante prima del suo repentino innabbissamento e allora contava il colpo in risposta del polso e il lento tira e molla del riavvolgere la lenza per ficcare il pesca. Che non sempre c’era anzi non mancavano le spazzature, qualche residuo di inciviltà privo di significato apparente, però a volte c’era il pesce e quello valeva l’attesa e il tempo. Tempo mio, non d’altri che come tale era ben speso. Il pesce lo slamavo cercando di non fargli male e lo gettavo in acqua per una seconda vita. Chissà cosa pensava il pesce e se imparava qualcosa. Era una bella metafora, ma a quei tempi non ci pensavo:quante vite ci sono donate e cosa ne facciamo?
Sto divagando come al solito. Quand’è ora di dire ciò che si è trovato nel profondo e quanto questo ci cambia? Nella vita quotidiana la verità fa meno male, anche quella difficile collegata ai sentimenti diviene un tempo del dolore o del disagio che ha una durata e se cambia, gli effetti sono di un apprendimento, nel nostro caso le cose sono diverse, perché dopo non si è uguali, si è mutati nel profondo. Forse è questo profondo che fa paura (meccanismo) e induce a sopportare il malessere o ad attenuarlo, perché eradicarlo significherebbe entrare in un abisso.
Credo che sia ora di dire quando non se ne può più dei nodi che condizionano troppo è il momento di estrarre quello a cui si è girato attorno, lo si è diluito nei sogni, si è celato negli esempi e nelle finte rivelazioni. (necessità)
E bisogna essere pronti, non so se assomigli a un parto ma di sicuro qualcosa si chiude e qualcosa nasce. Serve una buona levatrice, Lei ha ancora voglia di fare questa operazione che è come la politica, vita, ma anche sangue e altro. Bisogna essere in due o si provvede da soli, vedremo caro Dottore, vedremo.
Ci devo riflettere un po’ meglio amico mio intanto la vedo piuttosto dura . Anche in due , chissà se ho capito .
Sto bella comoda davanti ad un ventilatore . .. È una gran fortuna !!! Grazieeee 🤗
Sempre interessante leggerti. Vedremo..
Rifletti se ti viene. Comunque stai bene e fai quello che serve per non soffrire in caldo. Ciao Francesca, grazie e buona serata 🤗
Grazie di cuore Willy , io ci provo con i ventilatori e qualche fugace bagno ,quando e quanto più posso .
Bella notte a te 😉
Se ci provi vuol dire che affronti il caldo e questo è bene per star bene. Fai buoni sogni 🤗