
Dalla finestra entra una luce di lato, alla Hopper, illumina e ingentilisce i profili delle case mentre rende indistinti quelli delle persone controluce. Non dovrebbero esserci assembramenti ma ci sono frotte di famiglie e amici che usano le stesse piccole strade e allora nel distanziarmi guardo i capelli che diventano masse e le ombre che s’allungano, mentre sbiadiscono i colori. Ripenso alle domande senza risposta, quelle che si annegano nelle parole perché non si può tacere oppure il silenzio diventerebbe assenso. Ci sono domande che ne nascondono altre e che vorrebbero una risposta che vada al giusto livello di comunicazione, ma quasi mai siamo/sono disponibile a dire cosa non va davvero oppure spiegare il dubbio e la sua natura, ciò che ferma un entusiasmo mentre il desiderio s’alimenta, lo squilibrio che esiste tra ciò che verrà fatto e quello che si era pensato e voluto.
Si potrebbe pensare ad una propensione all’insoddisfazione, ma non è così, da qualche parte la pienezza esiste, come la bellezza quando viene colta. Solo che a volte si vorrebbe essere altrove, in quel luogo dove tutto questo è facile, naturale, conseguente. Per tutta la vita ho avuto fama di ritardatario e ci ho sempre riso sopra, ma non ho mai perso un aereo, un treno, un appuntamento importante, ebbene ora capisco che bisogna perderli i treni per far accadere altre cose, che gli aerei possono attendere e che il luogo in cui portano non era quello che avremmo voluto. Capisco che le persone importanti, ne ho conosciute molte che si ritenevano tali e si comportavano di conseguenza, non sono poi importanti per davvero. Comprendo che molte cose lasciate a un filo dall’essere concluse non sono state non finite per caso e che la fuga, come ci insegnava Laborit, è il primo istinto che aiuta la specie a salvarsi. Lo penso ora, e credo che sotto traccia, l’ho sempre pensato, come un disordine interiore che si ribellava alla costrizione ma pretendeva più verità. Il coraggio si costruisce su cumoli di piccoli errori, qualche viltà veniale, di verità precarie conquistate con fatica e con i gesti che rimettono tutto in ordine dentro di noi. Così ho anche pensato, mentre la luce aveva perso la sua brillantezza, al gusto per i particolari, a quanto essi rivelano e come sono capaci di andare a dormire quando nessuno più li guarda. Un particolare è un pensiero realizzato, privo di contesto nello sguardo, ma funzionale al tutto. E’ una metafora della vita quasi perfetta perché ha un posto e una funzione, ma non sgomita per apparire essenziale. E può essere non terminato per lasciare la possibilità che la mente completi ciò che manca.
Davvero dobbiamo mettere in ordine la vita esteriore, fare l’esame di maturità ogni volta che ci guardiamo indietro, completare le età? I nostri curricula fortunatamente incompleti, racchiudono la possibilità dell’incontro, del mutamento e insieme a questo c’è la possibilità di essere sereni perché si è vissuto come si è potuto, ma quell’enorme mucchio di cose fatte e rifatte non appartiene a una sola età bensì a tutte e tutte ha continuato a far vivere. In diverso modo, con intensità che che crescono oppure diventano ciò che sono: polvere che si perde.
Il passato si fonde con il presente e con le età in ciò che sono diventato e non ho un giudizio su di me, casomai il bisogno aumentato di assomigliare a qualcosa che mi porto dentro da quando ho iniziato ad articolare i pensieri, a mescolarli con gli altri sensi e farne un essere che si cercava. La vita diviene un flusso in cui si nuota e se qualcosa resta aperto non c’e bisogno di chiuderlo ma solo di vivere. Tanto si è quello che si è in ogni momento, la somma di tutto ciò che si è stati e saremo.
I nostri nonni chiudevano le fasi della vita ed erano incapaci di una carezza, la riconquista dell’affettività senza tempo è una grande consapevolezza che lascia aperte molte porte e lotta ad armi pari con il senso di morte. Avere un futuro rende positivo il presente e quasi sempre allegro il passato. Le sciocchezze sono passate, erano in maggioranza negazioni di ciò che ero davvero, solo il ridicolo interiore mi fa paura e addestrarsi a riconoscere il ridicolo e’ una grande scuola di vita. L’autoironia e una risata libererà gli uomini, questo ho capito e mi piacerebbe molto venisse insegnato non dall’esperienza ma dall’amore.
Questi viaggi introspettivi dichiarano l’apertura alla vita all’altro . Sono riflessioni che trovo giuste e che condivido ,sinceramente le abbraccio.
Rivedere se stessi ed altri da noi scambiandosi una boccata d’aria buona è amore .
Non si diventa importanti nella vita solo per l’atteggiamento che si mostra ma per come si è. Non tutti e non sempre siamo in grado di esternarlo in modo proficuo .
Le azioni accompagnate da linguaggi personali non assolutistici, ma interlocutori e dialogici fanno sì che la vita vada avanti più serenamente . Per quanto ci è possibile , viviamo la quotidianità con tranquillità e in modo costruttivo: dovrebbe essere più semplice farsi del bene che del male .
È un pensiero felice da non perdere di vista della crebbe essere naturale praticarlo.
Ma non è così ,peccato .
Ci sono periodi della vita in cui si desidera conoscere persone esperienze e cose nuove .
Riuscire a mantenere sano e vivo un rapporto di un tempo passato remoto e passato prossimo è un successo .
Le persone con cui parlare si scelgono da ambo le parti.
Nascono legami anche da lontano ,sono indice di naturalezza .
La sincerità ,la discrezione e il rispetto credo che costituiscano il fondamento .
È semplice comprendersi ? No perché non si è ancora capito che le “gabbie” creano solo chiusure e che l’ignoranza non è un male incurabile . Conserviamo la” ricchezza “, non occorre ripetere le figure genitoriali , esse abitano dentro di noi. Talvolta sono percepibili.
Esternare tenerezza è sollievo per chi la “dona” e per chi la “riceve” ,inoltre è sollievo
fare ironia e autoironia , è leggerezza decodificare la nostra natura e la nostra poliedricità, forse è più corretto definirla semplicità che leggerezza.
Caro Willy mi sono svegliata presto ed ho approfittato per risponderti , apprezzo molto ciò che senti ,la maturità si raggiunge quando la vita è stata in parte vissuta , questa consapevolezza ci aiuta a sorridere all’oggi e al domani . Il tuo scritto è ottimo ,assertivo realistico ,vitale .
Il caldo continua anche se c’è stata una morsa minore . Ed ora forse riprendo sonno. 🥀🤗
Spero tu abbia ripreso sonno Francesca. No, non è facile comprendersi, serve ascolto, interesse, curiosità e fiducia, le gabbie creano facili tipi classificato in cui viene dato per scontato una parte di ciò che si dovrebbe capire. In fondo la difficoltà è tutta in quel capire la differenza o almeno che essa esiste ed è un modo di essere pari a quello che possediamo.
Ho dormito eccome … In fondo torniamo all’amore . Capire è il vero ostacolo ? Sai che ho dubbi sul fatto che sia questo il punto cruciale .Accettare la differenza forse è il vero impedimento …😜
Capire è accettare di essere diversi eppure predisposti all’amore. Parlavo di liberazione attraverso l’auto ironia e la risata, chi le insegna assieme all’autostima? Io penso l’amore, ciò che è rispetto e intima allegria condivisa. 😊
Mi sono sempre piaciuti molto i particolari. Sono convinta che tu abbia un ricco universo interiore che esprimi, mi piacciono molto i tuoi post.
Credo che in fondo tutto faccia parte di noi. Il passato è il nostro vissuto, ci serve da esperienza, il futuro è desiderio di vita che ancora non c’è. Speriamo ci sarà! Nel frattempo cerchiamo di goderci il presente e di assaporarlo perché ogni attimo che abbiamo la fortuna ed il privilegio di vivere è prezioso!
Ti auguro una buona domenica, Willy, un caro saluto 👋
Valeria
Grazie Valeria per le tue parole. È vero, tutto fa parte di noi e tocca a noi dare il giusto peso al passato per vivere con leggerezza presente e futuro. Leggo con piacere quanto scrivi, è una spinta di energia e di capacita di vivere il bello della vita. Grazie. Buona domenica a te e che sia una giornata come la desideri. 😊