Quando si conclude la lettura di un libro ben scritto resta un senso di assenza, quasi un dispiacere. I libri che lasciano traccia, che spingono a pensare, che fanno scattare l’identificazione, non sono molti nella lettura contemporanea e non sono privi di conseguenze. Il primo effetto è che annullano molto di quanto si è letto recentemente. In un certo senso, ricollocano i valori e danno una dimensione a chi si è letto. Non si tratta di un giudizio, quello già nasce durante la lettura ed è legato al piacere di essa, ciò di cui parlo è che perdere qualcosa di scritto bene è vissuto (lo vivo) come una perdita interiore. Qualcosa che poteva farmi fare un passo avanti l’ho accantonato in favore di altro che mi ha lasciato com’ero. Il secondo effetto è che chi legge a volte scrive, non pochi di quelli che leggono si sono formati un’autostima su quello che, con fatica e piacere, è uscito dalla loro testa. questo è un processo personale che ha almeno due aspetti: la soddisfazione di un bisogno e la sensazione di avere un pensiero originale che può essere tradotto in parole. Entrambi gli aspetti sono positivi e credo vadano perseguiti come meglio ciascuno crede. Per quanto mi riguarda, mettendomi nella parte bassa dei bisognosi dello scrivere, dopo aver letto qualcosa di importante e bello, considero che le mie sono parole povere, che possono essere scritte ed espresse ma devono avere la loro dimensione di familiarità. Scrivere quasi per se stessi, per i pochi che avranno la pazienza di leggere, pubblicare a proprie spese ciò che di sé verrebbe disperso, è un’azione misericordiosa nei confronti di quel poco che si riesce a trarre da ciò che si è. C’è una dimensione tra l’ascolto e il dire che ci riporta dentro di noi, che ci fa riflettere e a volte prepara una risposta, ma i grandi libri e il conversare profondo non producono risposte, ci mettono davanti alla profondità di ciò che non abbiamo esplorato e mentre cechiamo una mano da stringere, un pensiero che ci accompagni, subentra una grande gratitudine perché la bellezza del mondo è stata riconosciuta. Non scritta da noi, ma riconosciuta e questo non può che renderci un po’ felici di esistere.
Le tue parole non sono mai povere, ma soprattutto arricchiscono chi le legge.
Non smettere mai di scrivere, Roberto!
Willy ,commentare ? Forse mi pare che hai compiuto il giro di boa del senso . Io credo che continuerai a scrivere . Intanto “ti porto con me” 🥀🥀🥀☮️
L’ha ripubblicato su Per un cavallino di cartapesta ? Ma no ! Eroi si diventa per amore, non per dovere ….
José cara, certo che continuerò a scrivere, magari anche qualche lettera. Capire il proprio limite permette di vedere la bellezza e il talento in purezza. Gli anni mi aggiungono chiarezza ed è bello sentirlo.
Grazie, lo sai quanto apprezzo ciò che scrivi 😘
Cara Francesca, I miei ragionamenti a spirale partono e poi si ritrovano da dov’erano partiti, solo un po’ oltre, hai capito bene come funziona la mia testa. Grazie 😘