Ma come facciamo a misurarlo questo bene ? Non si può. Oppure è come quando ce lo chiedevano da piccoli? Quando allargavamo le braccia…
Quanto più si include l’altro e lo si rispetta gli si vuole bene, una misura non è possibile darla, come spesso non è possibile spiegare razionalmente perché vuoi bene o ami una persona. Se tu vuoi un’unità di misura depositata e che va bene per tutti non credo esista perché non c’è una misura dell’anima, ma se ti senti pieno dell’altro e insieme te stesso, tu sei la misura.
Ci sono delle cose, troppe cose che prendono, che affascinano, che attirano, che stimolano, che arrivano da questa persona, allora devo dimagrire o crescere in altezza per avere più spazio per contenere più quantità di bene.
Dovremmo dire che in amore il pieno e il vuoto coincidono quando si dice che si sente un vuoto allo stomaco e al tempo stesso si è pieni di qualcosa di indefinibile.
È il vuoto per una mancanza che magari è solo lontananza o malinconia o nostalgia.
Credo che quel vuoto corrisponda alla parte di noi che è stata messa nell’altro.
Può essere, però nel contempo ti ritrovi e ti senti più pieno.
Ecco questa è la misura dell’amore: una pienezza che cresce e non tollera l’assenza.
“Una pienezza che cresce e che non tollera l’assenza”.
Non avrei saputo scrivere parole così belle, parlando di amore probabilmente avrei scritto solo delle grandi banalità. Ancora ho tanta saggezza da imparare e da scoprire.
Non sono saggio E. 🙂