Degli involucri fragili e tondi messi a guardia dell’io, uno in particolare merita d’essere indagato per la sua funzione di aggiusta crepe: la dignità del nostro tempo.
Essendo noi oggetti comunque fragili, la pressione che generiamo all’interno del sinuoso vaso che ci contiene è proporzionale allo scostamento tra desideri e ppossibilità. Più alto è lo scostamento tanto più alta è la pressione che genera dipendenza, ovvero bisogno, e infine, incapacità di vivere. Per questo generiamo ruggine, scaglie ossidate di io che si disperdono e consumano.
Meglio un vaso che si rompe e che potra aggiustarsi con saldature d’oro che un foro che s’allarga e diventa incolmabile.
Ruggine è la colpa di ciò che non si è fatto, ancora ruggine è l’abitudine che consuma il tempo. Ruggine è il lasciarsi affogare in luoghi comuni. Ruggine è il rimpianto che impedisce di vivere il nuovo. Ruggine è ciò che consuma i sogni e restringe il cuore.
Chissà se l’antiossidante è l’amore…
Credo sia l’unica protezione affidabile, Marta 🙂