In quell’egoismo che stentiamo a riconoscere, a volte, non c’è chi vorremmo ci aiutasse con la presenza. Bisognerebbe ricordare che lo stesso facciamo noi quando riconosciamo una richiesta di aiuto e ci schermiamo per una qualche impossibilità. Non è cattiveria e neppure indifferenza, è che l’umano che c’è in noi ha un contatore che dice che non ce la fai. Forse è quel limite strano che tutti quelli che santi non sono attribuiscono agli altri e chiamano egoismo. Oppure è uuna incapacità di essere sempre troppo fuori di te. O ancora, più semplicemente, è un limite. Abbiamo limiti e dovremmo accettarli, in noi e negli altri.
Dovremmo ricordarcene quando una risposta non è come la vorremmo perché conosciamo cosa significa essere soli e rendere più soli.
Dovremmo esserne coscienti, quando ci pare d’essere trascurati, che se non c’è stata risposta, un qualche motivo ci sarà pure ma noi non lo sappiamo perché è difficile dirlo.
Non ci basta, quando si sta male è l’aiuto che conta, non la giustificazione della sua assenza. E allora anche il dolore di un’assenza dev’essere accettato, un dirsi: non sei come ti vorrei, ma ci sei.
Tutto complicato e difficile perché si svolge in quella terra piena di trabocchetti e di solitudine non cercata che si chiama bisogno d’amore. E nessuno, neppure i solitari, quelli che scelgono di stare per loro conto prescindono da questo bisogno. Certo un solitario è più portato a cercare in sé risposte, ma anche lui cerca un’anima con cui parlare, un dire che non si ferma alle parole e ai silenzi.
Questo riguarda tutti e non c’è maggiore solitudine di quella che non riesce a dire, che ha una particella di sé da mettere altrove e non trova il luogo. Poi c’è chi si accontenta, chi attende che passi, chi seppellisce sotto coltri di momentaneo altrove il bisogno, ma questo è lì, pronto a chiedere e i conti si fanno con la solitudine più sola, quella che il poeta chiama con atroce gentilezza il cuore del mondo, ma è anche un fuoco che si spegne prima di una partenza, un treno che s’allontana, un guardare uno schermo che non s’illumina, questo è il cuore limaccioso dell’assenza.
Chapeau!!!
…altra parola non mi sovviene…
🙂 Sei cara, buona settimana .marta