Ci hanno insegnato a trattenere, a sfumare le opinioni, a eliminare le manifestazioni senza controllo.
Una serie di convenzioni che ci definiscono per bene, rendono non solo lecito ma spesso obbligano l’omettere, il non dire intera la verità e soprattutto quello che pensiamo. Il risultato è che si lascia all’evidenza e all’intuizione il compito di spiegare i comportamenti. Sembra non ci sia via d’uscita se non si è eccentrici, artisti o moderatamente folli. Siamo condannati a non dire perché le persone si offendono, restano ferite, non vogliono sapere se non a piccole dosi.
Si potrebbe tentare di non avere giudizi, cosa davvero complicata perché anche quando si pensa di non averli, questi da qualche parte ci sono e discriminano, presumono e quindi alla fine un loro effetto ce l’hanno. Ho capito che per essere maleducati, ovvero molto vicini a dire ciò che si pensa e al perché si fa qualcosa, bisogna essere molto intimi, per gli altri resterà una rete di compromessi e qualche scoppio d’ira accompagnata da sincerità incontrollata. Bisogna anche aggiungere per relativizzare quello che potrebbe essere un insieme di assoluti, che il dire ciò che si pensa non è di per sé la verità, che si può cambiare opinione, che nel dirsi le cose le relazioni diventano più profonde e che su queste si può costruire oppure distruggere.
Mi è capitato, ma credo sia una cosa frequente con i telefoni, di sentire la continuazione di una conversazione che mi riguardava dopo che la comunicazione era stata chiusa, e non riuscivo a interromperla finché non ho spento il telefono. Nulla di particolarmente grave, ma un telo che avvolgeva i rapporti si è squarciato perché la persona di cui si parlava con altri ero io, il mio modo di vivere, i miei interessi. Non era un gossip, ma il pensiero in diretta di una persona che mi conosceva pure poco e che però esprimeva giudizi. Avviene in continuazione e non lo sappiamo. Facciamo finta non accada, vorremmo che gli altri parlassero bene di noi, ma non accade se non nei casi in cui ci sono conoscenze profonde. Quindi la maleducazione non solo esiste, ma viene praticata intensamente e l’unica cosa che sembra renderla meno maleducata è il fatto che non sia diretta. Potendo scegliere preferisco la maleducazione diretta, il pensiero libero che può essere oggetto di contraddizione, di riflessione, di rottura, ma almeno quello che era importante è stato scambiato.
Viviamo in acquari di gossip e possiamo dire che non ci interessa ma in realtà un malessere ci accompagna. Credo bisognerebbe agire di più sull’educazione ai sentimenti, al rispetto, alla dignità dell’altro. Bisognerebbe non tanto tacere per proteggerci, perché questo era il fine della buona educazione, ma pesare meglio il pensiero. Venire educati a pensar bene e a distinguere solo i pericoli veri. Vivere in un chiacchiericcio infinito rende tutti un po’ ipocriti, parecchio furbi e propensi a disconoscere la verità. Quella che ci riguarda almeno.
Concordo, io solitamente parlo direttamente anche a costo di sembrare eccessiva o fuori luogo ma è più forte di me. Solitamente non riesco a tacere. La cosa che mi aiuta è dire le cose con garbo, cercando le giuste parole per non risultare troppo eccessiva. Basta però con le stupidaggini che troppo spesso ci raccontiamo perché rifiutiamo la sincerità diretta.
tacere per convenienza umilia un rapporto tra persone. Le parole si pesano e hanno un significato, ma almeno se si chiede come si sta lo si vuole sapere davvero.
Pretendiamo la verità, ma in pochi siamo disposti a sentirla davvero. Viviamo nell’era in cui facciamo fatica ad esprimere critiche, pensieri e opinioni per paura che chi abbiamo di fronte si offenda. Generalmente sono le stesse persone che hanno difficoltà ad accettare opinioni contrastanti con il loro modo di vedere. Bisognerebbe insegnare da sempre che, con il giusto garbo e il giusto rispetto, tutto può essere messo in discussione. Si eviterebbero sicuramente malintesi e situazioni imbarazzanti e spesso spiacevoli. Io dico troppo spesso quello che penso e spesso vengo additata come arrogante, perché le persone educate, in certe occasioni, mentono. Che tristezza!
Me lo sono chiesto spesso a quale paura risponda questo preferire la veritezza anziché la verità. Tu adoperi due parole fondamentali, garbo e rispetto e da esse dovrebbe nascere il confronto. Se non sono come tu mi vuoi ricordati che neppure tu sei come vorrei. C’è molta civiltà nell’essere se stessi anche nel dirsi e soprattutto non si genera l’equivoco. la tristezza dovrebbe essere nel continuo recuperare false verità con altre false verità. Condivido quello che hai scritto AQueSiTeLoCuento
E così non si riesce più a costruire legami.
…di nessun tipo