acque stanche d’uccelli

3 pensieri su “acque stanche d’uccelli

  1. Ti abbandoni al pomeriggio come alla soglia di un sogno che non osa dichiararsi: — la luce sfinita si piega tra i covoni, e tu con lei, in quel silenzio rurale che pensa da sé, che parla per te. Le parole, ti accorgi, non ti appartengono più: scivolano fuori, salmastre, scure, come canali che nessuno scava ma tutti attraversano. Sei tu a volte, sei il campo, sei la casa che esita nel caldo, o forse solo quell’aria tremula che inventa forme, illusioni di vita. Non dormi, ma viaggi: — in correnti segrete dove nulla ti ferisce, eppure tutto sfiora. L’allucinazione si mischia alla memoria o è un “sentire” superiore all’umano? – la polvere, il grano, i destini spaccati – e ciò che non è si fa sentire più forte di ciò che è — o forse è? Il tuo desiderio resta lì, impigliato tra l’ora e il ritardo, tra l’afa e la fine. Eppure ti muove, ti tiene. Anche se non ha nome, ti scrive.

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  2. L’ora in cui la calura confonde il sogno e l’attenzione scivola su piani paralleli. Il dentro e il fuori si specchiano, una fata Morgana appare e si dissolve al tocco. Hai colto bene l’impigliarsi del desiderio che non procede e neppure scompare. Come sempre leggi e mi trovi. Grazie Nadine 🤗

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