
Primo ottobre. Oggi vorrei una giornata elegante, piena di stile. Lo stile è il dialogo interiore che si mostra.
Ho un dialogo per capello. I capelli sono pochetti, ma sufficienti a far confusione. Lo stile non è confusione, ma una precisa opinione di sé. Dipanare e trovare il bandolo. Esiste sempre un bandolo e un bandolero (stanco).
Il primo ottobre si andava a scuola, i banchi erano altissimi, incrostati di ferite alla lacca nera che li rivestìva come i nostri grembiulino. Erano irti di intagli, di schegge, di storie passate: avevano fatto la guerra e ne erano usciti liberi e malconcio. Ne erano passati per quei banchi di ragazzini prima di me, avevano lasciato unto, sedili lisciati e pensieri in forma di simboli. L’odore d’inchiostro era lo stesso, la continuità generazionale, il primo ricordo oltre a quelle carte geografiche incerte sui confini. Un profumo acuto, una droga che creava dipendenza e macchie. Eccellevo nelle seconde, occorre stile e le macchie qualche volta mi facevano piangere, altre volte mi fermavo ad ammirare nelle loro curve perfette, nei bordi merlettati. Dipendeva dalla carta. Chissà se Rorschach lo sapeva… della carta e delle macchie che cambiano, intendo. Comunque ci guardavo dentro e immaginavo: Rorschach l’ho scoperto così, oppure lui ha scoperto me. Bella cosa essere scoperti dalla persona giusta: accade quasi mai.
Si era appena arrivati a scuola e si festeggiava subito Cristoforo Colombo. Anzi quell’immaginetta di lui, in piedi, che riceveva da indigeni piumati e ossequienti, oro e omaggi. In cambio il nostro elargiva civiltà, benedizioni e collanine di vetro. Con quel mantello corto, i calzoni con lo sbuffo e il corsetto mi sembrava ridicolo, mentre gli indigeni, pur rivestiti quanto bastava a marcare la differenza e ad eliminare il nudo, mi sembravano più interessanti e pieni di stile. Non sarebbe stato meglio se fossero stati gli indiani a scoprirci? A me non sarebbe piaciuto essere scoperto da Colombo, e mentre meditavo sulla necessità di essere scoperti da una persona piacevole, mi scopriva il maestro. Vedeva che ero distratto, che parlottavo tra me e facevo disegni con le macchie. Le raffinavo. Cioè conformavo Rorschach a me. Il maestro non conosceva la psicologia del ‘900 e la cosa finiva in una domanda secca, cioè mi chiedeva cosa stava dicendo, come soffrisse di amnesie o di improvvise incomprensioni. Se non lo sapeva lui cosa stava dicendo come potevo io, nella mia cosciente ignoranza aiutarlo. Ma insisteva e attaccava il mio cognome alla richiesta, con una lieve indecisione sulla pronuncia. Volevo chiedergli se l’accento fonico andava sulla prima vocale prima dell’ultima sillaba e mi pareva di sentire il dubbio fugace, in quella testa grigia, così piena di cose da insegnare, ma pure di fatti suoi che erano come i miei, extrascolastici (però i suoi contavano di più). No, va proprio sulla prima vocale, tout court, e lei lo pronuncia alla tedesca. Non potevo dirlo, ma io il mio cognome lo conoscevo bene.
Finiva sempre male, non riuscivo ad aiutarlo a ricordare quello che stava dicendo e così si confermava il mio assioma, ovvero che essere scoperti dalla persona sbagliata non mi piaceva.
Non lo sapevo, ma gran parte della vita si passa ad attendere di essere scoperti dalle persone giuste, dalle situazioni giuste. Ma per essere scoperti bisogna saper vedere, discernere, cogliere ed essere sufficientemente disponibili e curiosi. Quel tanto che basta per capire che c’è un dentro e un fuori e il fuori non è, per sua natura, ostile, ma spesso è indifferente e poco giusto per noi, e mai comprensivo. Il fuori ha fretta e poco stile, arraffa quello che c’è, ma se vogliamo dirla tutta dipende anche da noi. Lo stile intendo. E allora faccio in modo che la giornata abbia la possibilità di scoprirmi, i tempi giusti, gli attimi colti. Avete mai considerato che gli attimi sono colorati, mai grigi? Così di attimi ne colgo un bel po’, ne faccio un mazzetto e li guardo col giusto rispetto, amore, considerazione. Completo il cogli l’attimo col suo significato: la persistenza del bello che include e non svanisce. Anche questo è stile.
Buon primo ottobre.
Che ricordi risvegli
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Roba buona Marina 😊
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Ahhh mi sono messa a ridere ripensando ai banchi ,ai pennini ,ai calamai ,alla carta assorbente . Veramente la scuola di allora mi faceva ridere poco .Oggi posso dire –
Che bei pastrocchi sui quaderni e sulle dita ,tutto si colorava di blu ! -.
Ed è tempo di fare bei mazzetti ! Un’altra giornata di sole …
Bei pensieri Willy grazie ,buona giornata
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Buona giornata Francesca. Grazie 🤗
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