S’immagina ciò che fa comodo, con l’innesco di qualche desiderio a mezzo, d’una fantasia perduta chissà quando. E il tutto tra paletti di ferro. Convenienza, necessità, spesso l’una e l’altra assieme.
Educazione. Parola magica per dire: non è colpa mia, mi hanno piegato il libero arbitrio.
E quel chiavistello di cui pare ci si liberi, ovvero la colpa, chi l’ha messo nelle nostre mani? E chi davvero ci costringe a tenerlo?
Dico una parola: re-spon-sa-bi-li-tà.
Prova a ripeterla: re-spon-sa-bi-li-tà.
Se hai usato gli accenti giusti, sei già mezzo giustificato. Mezza giustificazione, due terzi di colpa eliminata, il resto lo inglobi nell’immaginazione. È quasi niente, non si sente e pare di volare.
Basta realtà, puoi accedere all’immaginazione e con i dovuti limiti, volare.
Apri la porta di sicurezza del tuo cuore e vola.
Sì, il senso di responsabilità è spesso quello che ci costringe a seguire una strada che si rivela assai lontana dalla libertà di scegliere. Come dici tu, caro Willy, esserne coscienti è già un buon modo per scoprire la libertà e quindi la propria fantasia.
Caro Marcello con la responsabilità ci sono state date fregature solenni e distinguere quella che proviene dal proprio agire, all’etica, dalla necessità, rispetto a quella che invece è semplicemente dominio delle anime, del tempo e dei corpi, non è facile ma si può fare. Grazie per i tuoi pensieri.