C’è chi si ferma sui numeri impietosi delle elezioni, non per quanto ha guadagnato la destra ma per quanto ha perduto la sinistra, governando il Paese. C’è chi attende il disastro del governo Meloni scordando che esso accentuerà la povertà dei ceti medi e renderà insostenibile la vita ai poveri. Ci sono gli appassionati di sondaggi, che attendono la resa dei conti dentro alla destra, che i travasi già avvenuti si ripetano all’inverso e quindi scatenino le battaglie del fuoco amico. Nessuno pare si renda conto che le questioni fondamentali per ripartire sono la pace e l’emergenza ambientale. Gli accrocchi della politica politicante non funzionano più con queste due minacce fondamentali che comunque cambieranno la società mondiale in una scelta tra ancora più divisiva tra ricchi e poveri oppure, se le cose prendessero la piega della ragione, in una nuova concezione dell’economia dove vivere coincida con il diritto inalienabile della dignità e del necessario e quindi nella redistribuzione dei beni comuni ora di pochi.
Queste considerazioni semplici non spiegano perché l’Italia e il continente stia smottando verso destra, ovunque ci sono popoli che hanno problemi. In Italia questi si chiamano lavoro, un ascensore sociale fermo, un benessere decrementante e una povertà crescente. E nonostante queste condizioni viene scelta, indipendentemente da ogni valutazione etica, la destra più aggressiva da quando è nata la Repubblica. Siccome è ciò che pensa l’elettore che fa testo ciò che più mi convince è che il votante non sa più come salvarsi e che manca una politica radicale di sinistra che non sia subordinata al liberismo. Cioè la sinistra esprime una politica disgiunta dal presente e senza speranza di cambiamento. Allora vorrei soffermarmi sulla base delle questioni epocali che stiamo vivendo, pace e emergenza ambientale, su una parola molto usata a sinistra: compatibilità. È una parola che si è esercitata attraverso le leggi unicamente verso il basso, cioè si è chiesto ai poveri o a quelli che stavano per diventarlo, di essere compatibili con i bisogni dei ricchi o degli straricchi. Di mantenere una diseguaglianza che diviene iniquità. Questo evidentemente ha provocato un risentimento nei confronti di chi per compatibilità nega l’equità. Ha alterato una seconda parola che spesso si usa in politica, ed è conflitto. Escludendo il conflitto e il confronto con i bisogni e la realtà, il conflitto perde oggetto ma si radicalizza. È un presente che non coinvolge solo l’Italia ma ora l’intera Europa e non solo, perché la compatibilità rende logico il conflitto nella sua accezione di scontro senza trattativa.
Di fatto è una specie di guerra che si aggiunge alla guerra che sta rimodellando il potere nel mondo, che rompe le appartenenze, i vincoli di solidarietà, che rende logico il passare indifferentemente dall’una o dall’altra parte in attesa, non di un futuro migliore ma di un presente accettabile. Questa conflittualità estrema rende credibile ogni notizia, altera la verità a favore di chi ha il potere di creare una realtà non verificabile, toglie valore all’etica sociale, decriminalizza i comportamenti illegali. Naturalmente non tutti sono così ma mai come ora si è accettata la conformità alle parole che si vogliono sentir pronunciare e si è annullato il passato, la ragione, la logica della diplomazia nei conflitti combattuti.
È la dittatura del presente in cui alberga di tutto, la glorificazione di una democrazia che si applica a chi fa comodo per ragioni di potere, l’esaltazione immemore del furbo che cancella i suoi misfatti in cambio di un aiuto per conservare lo status quo, la logicità dell’esercizio del potere senza regole, l’irrisione della cultura, la mercificazione del consenso attraverso il privilegio.
Risalire da questa condizione implica che quelle due parole, compatibilità e conflitto devono essere riportate nell’ambito dell’equità e delle regole comuni, ciò non si fa con i pannicelli caldi dei pochi centesimi erogati per mitigare il costo dell’energia o con il moderato aumento di beni necessari, e neppure senza un travaso di ricchezza tra chi ha troppo e chi non ha a sufficienza. Questo implica una rivoluzione interiore nel riformismo di sinistra, deve cioè rendere compatibile e premiante la solidarietà rispetto alla furbizia, deve integrare ciò che è possibile nelle migrazioni, imporre che i nuovi poveri non facciano sentire ancora più poveri quelli che ci sono, deve investire in ciò che crea lavoro stabile e fa crescere le aziende senza depredare l’ambiente e schiavizzare i lavoratori.
Deve scegliere la pace come obiettivo inalienabile per la vita e il progresso dell’equità del vivere in una logica sovranazionale, planetaria, che salvi la specie dalla emergenza climatica, passando dallo sfruttamento indiscriminato alla necessità e utilità di ciò che si produce, scambiando beni e risorse.
Insomma non è possibile combattere la disgregazione senza mettere assieme il pensiero di molti, senza far sentire le persone parte di un cambiamento che li riguarda. E qui la compatibilità si rovescia e il conflitto sceglie i suoi avversari, non è tutto uguale. Neppure il presente è uguale per tutti e bisogna che questo cambiamento venga dimostrato con le leggi e il fare. Non vedo altra soluzione se si vuole evitare che il Paese continui a smottare verso la destra nell’ attesa di un uomo forte che sostituisca la politica. Già dai primi provvedimenti, dall’alterigia che alza il capo e si somma alla condizione più becera del potere: io posso, stiamo assistendo a ciò che è stato creato ovvero la peggiore destra da quando è nata la Repubblica, al potere.
Questa è l’Italia, il più straordinario arsenale di armi di distrazione di massa.
È difficile creare un’opinione sostenibile della politica se non si vive in campagna. Noi, da questa parte del mondo (Cile) ci atteniamo a ciò che leggiamo ma non sappiamo se chi scrive è condizionato dalla corrente politica che professa. La verità è che l’Italia sta vivendo un momento di attesa con questa ascesa al potere dell’estrema destra. Solo il tempo dirà quanto negativa o buona sia stata quella soluzione di un pensiero politico che cambia radicalmente. Una lettura molto interessante che offre una panoramica del presente. Buona settimana. Un grande abbraccio.
Grazie amici miei, oggi Lula, un metalmeccanico, è tornato ad essere presidente per la terza volta del Brasile. Anche nel mondo che vuol cambiare ci sono ombre oltre che luci ma una cosa è per me importante ovvero che chi spinge al cambiamento lo faccia a favore dei molti, cerchi di togliere ingiustizie, di ridare diritti e distribuire equità e dignità se ciò avviene, anche nell’errore c’è speranza e una comunità diviene solidale, in grado di affrontare ciò che è un problema per tutti. La pace e il degrado ambiantale del pianeta