disgiunzioni

Lui soffriva di malesseri speciali, non riuscendo ad essere felice. Lei si sentiva inadeguata e in colpa per questo. Questo generava il non avere luogo, essere virtuali anche in carne e ossa.

Avrai altro da fare.
Ci sono attese che hanno l’attenzione della punta del coltello,
non di un’arma, e neppure della sguaiata funzione dell’ utensile di cucina,
ma del coltellino piccolo che animava le tasche ragazzine.
Una forza da adulto, come fosse d’altri
l’impegno che lo muoveva a incidere,
sul legno,
mentre ora altra punta vuol tacitare gelosie,
attento a non far male troppo.
Come esistesse un troppo nei minuti,
già ore indifferenti, all’ombra nel cuore
e al farsi della distanza immota.
.

Cos’è necessario per essere felici? Ascoltare il desiderio che trova strade oscure dentro, la sofferenza per il suo latitare e poter dire entrambi con parole scarne mentre attorno tutto sembra facile e trabocca. Nani e giganti immaginari si confrontano, né l’uno o l’altro, la stessa lingua possiede, solo l’incrociare dei desideri che non parlano ma dicono. Con libertà dicono prima d’essere spenti, sconfitti, gettati in un infinito che si spegne e non lascia tracce nel ricordo.

Ricordi tu la notte del corpo che non ha, dell’anima che non trova e a cui non basta il poco, il niente, la penuria, l’appena sufficiente, l’errore, il non richiesto. La tenebra anziché la luce. La libertà è il silenzio, ma nessuno sa vivere nel silenzio che esso stesso emana, ne sente l’oppressione, e la libertà diviene scelta come è possibile, si cerca in essa ciò che è fondamentale per un equilibrio che generi senza dolore.

Rumore bianco, pulsare di stelle, radiazione fondamentale che aspira ad essere materia. Desiderio indotto di creazione del tempo. Del proprio tempo. In un mescolarsi di senso e di impalpabile luce. Nel ricordo di ciò che poteva essere si fonde ciò che è stato e diventa libertà di tempo. Aspirazione alla bellezza, all’equilibrio, all’inaspettata felicità del connettere ciò che prima appariva disgiunto. Bellezza sparsa e sciolta nell’aria, gioia del vedere, del capire, del sentire. Unione del sé esteriore con quello profondo e interiore. Le età sono l’una nell’altra e la bellezza antica si rivela all’attuale. Coincidono.

6 pensieri su “disgiunzioni

  1. Ti confesso una cosa (oggi sono in vena di confessioni, a quanto pare): a me non è mai interessato essere felice, il mio desiderio più grande è sempre stato quello di vivere il maggior numero di esperienze possibili, belle o brutte che fossero; vivere tutto per capire, comprendere il mistero della vita. Certo ho cercato anche la felicità, non sono masochista, ma non è stata mai il fulcro della mia vita.vita, quanto lo è la conoscenza.

  2. Tu ce hai già, Marina, l’inaspettata felicità di ciò che prima era disgiunto. Ora che hai aperto una porta nel buio, mi chiedo se la felicità sia solo un’astrazione da scrivere nelle costituzioni che poi stabiliranno in pratica che tutti gli uomini sono diseguali, non solo diversi e che se non sono felici è colpa loro. Ma non la spiegano la felicità. E siccome quella non è, allora mi sto chiedendo se la felicità sia essere ciò che si è, e cioè affidarsi al flusso del possibile, quello che crea ciò che accade ed è già parte di noi. In qualche modo. Oppure se la felicità corrisponda a qualche eccedenza. Di endorfine, di immaginazione alimentata dal sentire emotivo, insomma un sogno e una insufficienza che risucchia tutto il resto come un buco nero. Cercare la felicità forse non è davvero cercarla ma volere quell’equilibrio che finisce quando si esce e si respira per la prima volta, e sapere che ogni cosa che da quel momento verrà provata sarà nostra, unicamente e solo nostra.

  3. Credo tu ti sia risposto da solo
    “mi sto chiedendo se la felicità sia essere ciò che si è, e cioè affidarsi al flusso del possibile, quello che crea ciò che accade ed è già parte di noi”; io credo in questa strada e ti assicuro che la felicità, insieme a tanto dolore, si incontra. Ma poi alla fine la felicità è un momento, dura l’attimo o le ore magiche di un incontro o l’istante di un cielo stellato, tutto il resto è vita e quella conviene viverla per come si è, senza faldare niente.

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