
Da qualche tempo un branco di lupi attraversa l’altopiano, attacca qualche preda facile, un vitello, un asino, anche i ghiri e poi si sposta nell’altopiano vicino. Fanno così anche gli orsi. Stasera camminavo al limite del bosco, pieno di verde e intricato di cespugli, guardavo la bellezza delle macchie di colore, i grappoli di bacche rosse del Sorbo, il verde del muschio ch’era velluto d’ombre vive, pensavo ai lupi e all’ambiente che si assestava dopo tanta rapina di case sempre vuote. Il bosco, gli animali, rioccupavano gli spazi lasciati liberi e trovavano nuovi equilibri.
La sera avanza in fretta sui monti, regala gli ultimi spettacoli di rosso e poi cede al blu intenso. La sera ha in sé la nostalgia del riparo e del sonno, credo che l’istinto della tana preceda l’uomo, ma ha, in questo raccogliersi, il pensiero che spazia attorno e mentre vede la meraviglia sente che non può appartenere a nessuno, che è connessa alla quiete e quindi alla pace. I pensieri mettono assieme le notizie e sentono la minaccia che incombe su di noi, su chi ci è caro, sull’intera specie. I pensieri seguono il passo, sono lenti, non fuggono ma pesano e si pongono domande senza risposta:non c’è ragione all’irragionevole, non c’è giustificazione alla minaccia dell’estinzione.
Penso che attorno a Cernobyl ora la foresta ha ripreso ciò che le era stato tolto, che i luna parck arrugginiscono e tetti e pavimenti si sfondano mentre alberi crescono dentro le case. Penso agli animali che sono tornati e rioccupano gli spazi degli uomini, entrano nelle aule, guardano indifferenti, una frase lasciata a mezzo sulla lavagna, i banchi rovesciati, i gessi colorati sparsi sulla cattedra. Penso ai pochi uomini che abitano quei luoghi e attendono che si concluda la vita perché non saprebbero dove andare. Ho letto molto di ciò che è rimasto, visto documentari, fotografie, è la bellezza rovesciata, senza un occhio che la apprezzi, senza una ragione che non sia quella di essere.
Sull’orlo del vulcano si può tornare indietro, bisogna chiederlo incessantemente, perché la nostra sera non sarà la sera del mondo ma quella del capire la bellezza, dell’esistente per produrla, in un sorriso di vecchio, nelle parole di un bambino, nella forza di un amore che coinvolge e travolge. Alla sera del mondo deve essere posto l’argine della luce, della volontà di vivere, dell’amore che non può morire. Non così. Non può essere questa la sera del mondo.
Pare che la sera sia crepuscolo di umanità.
Speriamo non lo sia Giò, speriamo e diamoci da fare perché non lo sia
Noi ci siamo carissimo fratello, ci siamo.
È un confronto in cui noi dobbiamo crescere e costringere i governi alla pace. Mai come ora le persone e ciò che faranno, come si schiereranno se per l’immediata cessazione delle ostilità e l’avvio delle trattative di pace oppure l’invio di armi, sarà importante per il mondo. Io, tu, in tanti sappiamo che solo la pace ci può salvare e non è più tempo di indifferenza.
Leggo con nodo in gola, pensieri d’un futuro incerto, se ci sarà mai.
Ogni mattina, guardo mio figlio addormentato e gli acarezzo i capelli o di notte quando mi alzo; metto a posto il letto e resto un attimo lì, ferma a guardarlo… un turbinio di sensazioni ed emozioni mi attraversano. Se sapresti quanto ho fatto fatica perché arrivasse; e adesso è qui e penso, merita questo mondo e il mondo pieno di esseri maligni, lo meritano? , mi rattrista tanto…
E al contempo, vedo la gente, che cammina per strada, fa shopping, palestra, aperitivo, ecc. Come se non ci sia nessun problema oppure penso il contrario, magari vivono la giornata, chissà domani. Notte Willy 🌷
È tempo di guerra di popolo, guerra alla guerra. Con l’arma non convenzionale dell’indignazione per il disprezzo di potenti per la vita.