l’uomo che guarda

L’uomo che guarda non ha rigore critico, consequenzialità logiche: guarda, assorbe, pensa.

L’uomo che guarda ha un mondo dentro che cede ad altri con fatica, forse un’offesa antica ne ha generate altre. Si è formato così, l’uomo, per vicoli obbligati e per sottrazioni, imparando come i gatti ma senza la loro libera morbidezza. Guarda, pensa, confronta, si lascia andare ai pensieri che sono sotto le parti bianche di ciò che non si scrive o dice e a volte neppure si pensa. Le parti bianche nascondono i ricordi e ognuna ha un pezzo di futuro che il calendario dell’avvento della vita sembra non aver mai sollevato, né ha osato staccare per scoprirne la dolcezza o l’obbligo. Eppure non è vero, tutti quei calendari sono stati percorsi, le scelte fatte, ma ciò che sembrava era altro, così anche le ferite si sono unite ai momenti di felicità e hanno trovato la loro radice: sono ricordi che il bianco non fa emergere, eppure ci sono. Attendono e non servono finché l’uomo che guarda non si deciderà a servirsene. La speranza e il nuovo sono un’immensa volontà di non apprendere, di vedere oltre, di non usare la similitudine come guida per decidere, per non ripercorrere.

A volte, alla fine di un’esperienza, guardando o udendo la giusta sequenza di parole, da ciò che era bianco emergono i colori e le situazioni rimosse tornano irridenti. Una ridda di sentire si scatena, emerge un giudizio anche dove non si è voluto giudicare mai e la nave beccheggia. Si sente l’ancora che cerca sul fondo un appiglio per fermare lo scivolare e finalmente capire, ma troppo spesso è sabbia e il pensiero si allontana.

L’uomo che guarda, ricorda e ciò che vede gli sembra sia già stato, ma era differente, lui era differente, nel cammino già fatto tutto quello che si è scelto si è sovrapposto, e quello che non è bianco, ora, rappresenta insieme il passato e il futuro. Ma è un attimo, un’immersione per disincagliare un’ancora e poi ancora andare.

L’uomo che guarda attende e non ha fretta come chi sa che prima o poi, vedrà ciò che era così semplice da capire e così bello da vivere. Capisce, sia pure a tratti, che l’ha vissuto ed ora ne cerca il ricordo in ciò che vede e sente perché in altra forma si rinnovi. Non è forse questa la speranza, ovvero che ogni cosa sia nuova e antica assieme, conosciuta, sperata, buona da scoprire e vivere. Per diversamente e nuovamente vivere, guarda.

2 pensieri su “l’uomo che guarda

  1. Hai letto il romanzo L’uomo che guarda Moravia, credo.
    Sono belle le tue riflessioni, in punta di piedi
    Non si apre il link di facebook.
    Buon giorno Willy

  2. Buon giorno Francesca, non ho letto il romanzo di Moravia. La mia riflessione, che continuerà, è tra il dentro e fuori, il passato e il presente e il futuro. In fondo questo blog è una biografia a volte alta e spesso bassa, che deve trovare un filo a ciò che ho pensato.

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