È in arrivo un forte vento di scirocco da sud. I venti spazzeranno le isole e poi saliranno liberi per i nostri mari, attraverseranno le foreste dopo aver scosso spiagge e porti, disseminando foglie e sabbia nell’appennino e nelle pianure. Forti piogge e poi nuovamente il vento che da scirocco diventerà garbino. Le prime nevi prima di quietare la stagione che al contrario degli uomini, alla fine torna a parlare con dolcezza alla natura. Fin qui le previsioni ma gli uomini dove sono?
Un residuo di vita passata, ogni mattina mi consegna una virtuale rassegna stampa economica. Lascio fare, leggo raramente. Confesso che gli indici e le previsioni economiche sono più una breve curiosità che una irruzione nella capacità di prevedere, cosa che tutti esercitiamo. Parliamo della ricchezza delle nazioni dal nostro piccolo angolo che ci dovrebbe far decidere cosa manterrà quella indipendenza economica che significa dignità e libertà. Non dover dipendere se non da se stessi è in realtà qualcosa di più profondo che si insinua nel nostro rapporto con gli altri e la società. Anche per chi con l’età diventa orso non c’è dispensa dal vedere la miseria crescente di chi lavora senza riuscire ad avere ciò che gli serve per vivere. E non c’è uno straccio di riflessione profonda su cosa oggi significhi il lavoro in senso collettivo oltre al PIL. Si capisce che mancano le persone dai conti e che non si sente la sofferenza che si diffonde. Si preme sull’individualismo anche negli indici dell’econometria che non diventano mai scienza sociale, disagio, fobie, rifiuto del lavoro, sussistenza precaria.
Pensavo a quanto leggevo qualche giorno fa, in uno scritto poi cancellato. Era una dichiarazione d’amore di una madre a un bimbo piccolo che dormiva. Una meravigliosa ninna nanna del pensiero e dell’amore che parlava di speranza, di dolcezza, di accudimento e questo sentimento così profondo era una speranza comune. Una preghiera perché il mondo andasse nel verso giusto e permettesse a questo e ad altri bimbi, di crescere e di sentirsi umanità. Ma come fare perché tutto l’agire adulto si trasformi in fattivo amore, e in cura, dove il sé è profondamente congiunto agli altri?
Certamente non con gli articoli che ricevo e che mi danno lo stato del potere in atto, neppure con l’odio sparso con larghezza verso altri simili in condizione di bisogno e inferiorità. Forse la risposta a come trasformare il tempo che minaccia tempesta e nuove devastazioni nei prossimi giorni, è leggervi un segnale che giunga in quella parte del sentire dove mettiamo il presente e il futuro di chi amiamo.
Segnali di una ribellione delle cose che, pur inanimate, non sopportano la mancanza di cura. Di questo abbiamo bisogno, di capire i segni e di ritrovare la cura che avvicina le persone, dà un senso all’amore, lo trasforma in gesto economico che comprende la serenità, il benessere, a volte la felicità, e sempre la consapevolezza di essere parte di un tutto. Quel bimbo attraverso le parole della madre, l’ho amato pur senza conoscerlo e per lui e per lei ho desiderato che il mondo sia clemente e gli uomini più coscienti del bene collettivo.
Vedere i bisogni, i timori e poi l’economia per metterla al servizio della cura ci meriterebbe il futuro, nostro e altrui, insieme.