In questo tempo in cui c’era la possibilità del giusto, dell’equo, del sufficiente a tutti, ma per stanchezza, ignavia o indifferenza lo si è ignorato.
In questo tempo di parole svuotate, di invettive, di odio crescente, di domande accantonate, c’è il bisogno di capire gli errori. I miei anzitutto e perché essi facciano così male. Sono cose veniali, strabismi, superbie e sufficienze inutili, valutazioni imperfette, eppure tolgono energia, la dissipano in rivoli senza senso.
A questo serve il silenzio, il mettersi da parte: a porre al giusto posto le cose e le persone, senza considerarsi più intelligenti della realtà. Serve a capire il limite e a frequentarlo con rispetto e modestia.