Mi ha preso un’euforia leggera. Quel modo felice di vedere le cose, le persone che fa cogliere i particolari, pensando siano rivolti a me. Non come persona ma a me come attenzione e che dicano: finalmente ti sei accorto che ci siamo, c’eravamo anche ieri, anche prima, ma eri distratto, non ci mettevi nella tua vita. È uno stare che assomiglia al guardare il soffitto dopo aver fatto l’amore, quando ci si accorge che la luce disegna per suo conto e gli occhi si socchiudono sprofondando in una leggerezza stanca e felice. Sarà per reazione ma il giorno dopo la celebrazione luccicante degli amori, le cose scorrono lievi e naturali: la cortina breve di gelo nell’ombra cede al sole, l’aria ha già parecchia primavera dentro e mi pare di capire bene che amare non è un verbo ma una condizione personale, che ci riguarda e ha vie proprie.
Il giorno dopo san Valentino si può amare la limpidezza, il gesto, l’aprire una finestra su ciò che ci riguarda e dimenticare che giudicheranno il nostro amore. Parl3eranno di ciò che non sanno e non vedono, ma questo non li fermerà nel catalogare l’incatalogabile. Assomiglieremo, per chi guarda, a qualcosa di conosciuto anche se non è vero, però non importerà. Quello che c’è un giorno nell’anno non ci manca mai e anzi c’è di più nei giorni successivi o antecedenti perché è diverso prima di essere uguale.
Così mi piace il giorno dopo che non è un passato, mi piace ciò che è complicato da scrivere, da dire e a volte neppure facile da vivere. Mi piace scoprire che in ogni particolare c’è un pezzetto di quell’amore che fa vedere, che chiede di condividere. Cura anzitutto, è condividere: comunicare ciò che senti. E non importa se ciò che si racconta è grande o piccolo, è importante in sé, è un’attenzione prima che un’attesa.
Il giorno dopo san Valentino, ma ogni giorno in cui mi rendo conto che amare è una condizione necessaria e mai sufficiente, mi piace lasciare che questa sensazione avvolga, che incarti qualcosa che per commozione si scioglie e che imbeva questa carta di giornale, di realtà, facendosi più forte di essa. Mi piace pensare che essa coincida con l’infinito da scoprire e che ci siano parole così belle da pronunciare e che per questo non sono ancora state dette, ma sentite sì, intuite, accolte.
Mi piace fischiettare nei giorni che non sono san Valentino perché ci sei e questo toglie ogni vergogna al mostrarsi felice.
e forse bastava l’ultima frase a spiegare ciò che non si spiega
Se permetti, ho fatto uno screen perché voglio poter leggere queste tue parole tutte le volte che ne ho voglia! Mi sono rimaste impresse… È stata un’emozione leggerle. 😊
Ma che bellezza che si legge nelle tue parole, Will
Non mi interessa festeggiare San Valentino e capisco quel che scrivi.
Grazie, un sorriso ☺ 😘
Ondina
Ti ringrazio e se le mie parole ti hanno dato qualcosa ne sono felice 🙂
Grazie a te Ondina, grazie perché capisci e non festeggi. Un sorriso a te 🙂
“Cura anzitutto, è condividere: comunicare ciò che senti. E non importa se ciò che si racconta è grande o piccolo, è importante in sé, è un’attenzione prima che un’attesa.”
Per me è tutto qui.
complimenti sempre
è bello sentirsi compresi. Grazie Marta :-*