Dopo aver arieggiato la casa di primo mattino, venivano accostati gli scuri delle camere fino a lasciare una lama di luce e d’aria. Attraverso quella fessura, le cose all’esterno, diventavano puro colore. Anche quelle usuali e sciatte, pur viste mille volte con distrazione, diventavano nuove e misteriose. E attraverso quella lama di luce diventava chiaro un universo danzante di pulviscolo: nell’aria apparentemente immota, s’ agitavano cose sconosciute.
Ero incantato. Saggiavo la luce per sentirne il calore. Agitavo l’agitato cercando di scompigliarlo. Muovevo le mani piccole e poi mi fermavo: erano quei minuscoli riflessi che rimettevano in riga me, catturandomi per incantamento. Vivevano, loro, dell’ aria che non sentivo.
Poco lontano, oltre la penombra, le voci care, parlavano piano, perché d’estate anche la voce sembra fare caldo.
A volte bastava un filo d’aria per gonfiare le tende e sentire un fresco che non sarebbe durato, ma sembrava l’eterno cambiare in bene la fatica.
Incantava tantissimo anche me questo pulviscolo e i suoi volteggi in controluce colorati filtranti tra le imposte.
E ci costruivo storie. 😊
Grazie Will per avermi riportato alla memoria questo bel ricordo!
Un buon fine settimana con un sorriso
Ondina
buon fine settimana Ondina e sorriso 🙂
Ricordi della casa dei miei nonni…finestre con gli scuri i e la lama di luce….cercare di afferrare il pulviscolo era il mio passatempo…m’incantava questa magia…
@tramedipensieri: I bambini s’assomigliano tutti nella poesia dei gesti, nei sogni e negli incanti. Bello saperlo 🙂
Si rimane incantati di fronte alla danza del pulviscolo che pare prendere vita autonoma e formare sempre nuove immagini.
Ottimo articolo. Complimenti