28 anni fa, in questi giorni, mi fu regalata una seconda vita. Non è stata l’unica volta, ma è stata certamente la più importante. Un banale incidente, come si dice per esemplificare la precarietà in cui si vive e l’eccessiva sicurezza su cui ci appoggiamo, ma il cui esito poteva essere conclusivo. Bastava un centimetro più indietro. Ci furono 4 mesi di immobilità, qualche conseguenza che resta ancora, ma andò bene. Cosa ne ho fatto di questa seconda vita? Perché è indubbio che tale è stata. Certamente molte cose accadute poi sono proprie di una seconda vita. E per diversità, obbiettivi, risultati è cambiato il mio approccio nel vivere. Altre condizioni preesistenti sono continuate e hanno proseguito il loro cammino con me, vuol dire che erano importanti davvero. Ho pensato, anche, a quello che mi sarebbe stato negato e credo che la cosa più pesante sarebbe stata non vedere mio figlio crescere e non godere dell’amore che ho avuto e ho. In alcune tribù centro africane quando una persona si ammala e sembra non avere possibilità di guarigione, quando risana, gli viene mutato il nome, la sua famiglia precedente dev’essere nuovamente scelta, ma gli si concede, se vuole, di farne una nuova. Cambia lavoro e spesso anche ruolo nella comunità. Credo che quando ci viene data una seconda vita le scelte, sia confermate che nuove, dovrebbero essere discontinue rispetto a un passato in cui è subentrata l’abitudine. Perché magari non socialmente, ma interiormente qualcosa è accaduto e l’idea della fine che viene allontanata, esorcizzata, è diventata concreta, reale nel senso di possibile in quel momento. Ci sono persone che riempiono libri sulle esperienze post mortem e sul ritorno alla vita, ci sono molti articoli scientifici che spiegano, ipotizzano, giustificano, razionalizzano, ciascuno sceglie ciò che gli è più consono e gli piace, ma ragionare sulla vita significa anche considerarla una esperienza che si proietta in avanti e che dovrebbe farci considerare come si è vissuto sino a quel momento. Devo dire che sono stato un pessimo allievo, che dopo aver ripetutamente sognato il momento, il dolore successivo, rivissuti i momenti, ho messo il tutto in un luogo che è più angolo di riflessione che di cambiamento continuo. Ho anche smesso da molto di fare i bilanci di fine anno e i buoni propositi per il prossimo, ma una sensazione cresce da un po’ di tempo, ossia che le possibilità dobbiamo un po’ sfruttarle e meritarcele, che la fortuna coincida spesso con l’ottimismo e con la volontà gioiosa di essere, che lamentarci sia un modo per nascondere il dolore e trasformarlo in abitudine. Credo valga molto anche nei sentimenti, che il renderci conto che siamo vivi ha molto di positivo nelle scelte che si compiranno e che non sia necessario un incidente perché ciò avvenga, basta che sia qualcosa che ci muta davvero dentro. Ricominciare dai no per arrivare ai sì che contano sul serio. Se posso trarre qualche insegnamento da ciò che mi è accaduto dopo l’incidente, di certo sono diventato meno saggio, più combattivo, più determinato a capire cosa contenevo dentro e più ascoltante nei confronti degli altri. Sarebbe accaduto lo stesso, immagino, ma quando il pensiero torna a quel momento avverto uno spartiacque, un prima e un dopo, e fatti e cose sono accaduti, e mutamenti, e discontinuità, che prefigurano, nell’interpretarli, una diversa fase della vita, più giovane e meno connotata di passato. E allora mi penso davvero fortunato perché non solo mi è stata regalata una seconda vita, ma me ne rendo conto.
Anche a me, seppure indirettamente, è stata regalata una seconda vita e anche una terza vita. Questo mi ha portato ad essere meno conciliante con gli altri: prima lo ero troppo. Dopo queste esperienze si capisce che vale la pena tentare di farsi conoscere per come si è realmente: tutto ciò può portare ad un maggior isolamento, però debbo dire che ne vale la pena. Si sta proprio bene capendo di essere capaci di sopravvivere.
Un racconto realistico e considerazioni ottimistiche,anche se le trasformazioni non sono così scontate che,tutto non dipende solo da noi
Una seconda vita … una terza, una quarta ….. una ennesima vita ?!? 😯
In realtà, @Willy, si tratterebbe sempre di un’ UNICA VITA … con tutto ciò che di più nobile, o di più infimo, c’ è : noi, possiamo cercare di far emergere dal nostro spazio interiore il meglio, talvolta riuscendoci …. talvolta no ! 😦
BUON ANNO …. amico torinese : da te, è dolce fermarsi e leggere quanto di meglio ci sia, in questo mondo che muta non sempre in meglio ! 🙂
Buon anno in questa nuova vita!
Grazie Elena è un bell’augurio, ricco di possibilità 🙂
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