prima notizia

Da mezzogiorno, su radio e tele giornali, la prima notizia era la trascrizione, in Campidoglio, delle nozze tra omosessuali italiani celebrate in altri Stati. La seconda notizia, che adesso è diventata prima, è quella del sinodo dei Vescovi che apre su gay e divorziati. E si spacca. Quindi oggi davvero non ci doveva essere molto di importante se si gira attorno a questioni becere e vecchie come il cucco. Per quanto mi riguarda, sono contento che i vescovi discutano, sono contento della trascrizione delle nozze, ma proporre questo piccolo angolo di novità come il più importante, è testimonianza di quanta pruderie ci sia ancora in questo Paese. E credo che anche dimostri quanto distanti siano i diritti dalla normalità. Perché di diritti si tratta, ovvero della libera scelta di due persone di amarsi e di stare assieme, e con questa unione generare diritti affettivi, assistenza, diritti patrimoniali, identità civile. Nell’amore lo stato dovrebbe occuparsi solo di tutelare la parte debole, non entrare nell’amore stesso. Ma in questo non c’è alcuna notizia, sui ritardi dello Stato nei confronti dei cittadini si può disquisire, dividersi, dissentire, concordare, ma alla fine non c’è nulla di nuovo. La novità sarebbe una legge italiana sulle nozze tra omosessuali e sulla possibilità di avere figli, adottarli, crescerli, ma questa legge non c’è e allora dov’è l’importanza di questa notizia? Credo che per essere cittadini del mondo, ma anche solo dell’Italia bisognerebbe che la stampa ci proponesse una visione diversa del Paese. E invece ci liscia il pelo, tocca le corde che fanno alzare gridolini di compiacimento o biasimo, ma sempre gridolini sono, Paese visto dal buco della serratura. Cosa c’era di davvero importante attorno oggi: cortei per il lavoro, scontri con la polizia, la Libia che sta esplodendo, Kobane che resiste e contrattacca, l’ebola, la crisi e le sue soluzioni, una manovra economica che avrà effetti, positivi e negativi, sulle vite di tutti. Sciocchezze? Non notizie? Credo che ci siamo lasciati prendere in giro per troppo tempo, che a furia di non guardare siamo diventati miopi e che questa miopia abbia bisogno di essere coltivata attraverso le non notizie. Bravo sindaco Marino, ma vorrei che la sua notizia fosse un articoletto di quarta pagina e che in chi ascolta e legge, ci fosse la coscienza che essere cittadino implica sapere dove si è, capire se le cose ci vanno bene e, nel caso che così non fosse, modificarle. Insomma farsi un’opinione del mondo. E se permettete il mondo è anche e soprattutto altro.

notizia buona, notizia cattiva

La notizia buona è che Obama ha vinto.

E’ buona per me e per molti altri, se Romney avesse vinto la notizia stamattina sarebbe stata cattiva. Mi avrebbe cambiato l’umore, la giornata, e non solo, anche le prospettive avrebbe mutato. Eppure gli Usa sono distanti, e Obama non mi ha convinto in questi quattro anni, perché allora è una così buona notizia?

Una notizia buona è tale perché apre una speranza, la consolida, testimonia che c’è una possibilità di cambiamento vicina a ciò che si pensa. Ma questo vale per me, per altri la stessa notizia chiude una prospettiva, fa scuotere la testa e, per loro, peggiora il mondo. Quindi una notizia è buona o cattiva a seconda di chi la vede, in alcuni genera gioia, in altri tristezza. E’ la stessa notizia. Colpisce la poca oggettività dei fatti, anche il loro mutare segno nel tempo: se Obama continuerà a non piacermi, ad essere meno peggio, a non mostrare una diversa visione del mondo e della libertà, quella che era una buona notizia diventerà un fatto negativo, lo spegnersi di una possibilità. Quindi non è il fatto in sé che è buono, è la mia speranza che si apre che è buona, che mi fa cogliere i segni come gli aruspici guardavano il volo degli uccelli o la direzione del fumo. Ma io non sono oggettivo, interpreto, con il mio modo di vedere, il mondo nei fatti, li connoto.

Per questo la vittoria di Obama è buona e mi rende allegro, perché rafforza le mie attese, mi consente di essere attivo nel fare e nello sperare, nell’evolvere e gioire anche del fatto che la mia parte vinca sull’altra. Nella non oggettività dei fatti c’è lo scontro tra diverse visioni del mondo, del futuro e di se stessi, come se i fatti fossero il portolano mobile delle vite, in realtà sono conferme del nostro mondo interiore, delle propensioni che sentiamo e ci costruiamo.

Non saranno quattro anni facili, ma si può sperare di uscire dalla crisi, rimettere in ordine le priorità e far sì che altre energie positive si sollevino nel mondo.

Sì, è una notizia buona per il mio mondo.