del deludere

Dovrei essere abbastanza plasmato dalla vita e dall’esperienza per sapere che la delusione ne fa parte. A volte è palese, quasi la preferisco, spesso è subdola, si forma col tempo in una somma infinita di equivoci che non sono tali ma infingimenti, piccole deviazioni della verità, cose che si nascondono.
Le persone che si raccontano diverse da come sono, le situazioni quando contraddicono la logica e l’evidenza, la riproposizione dell’arroganza nei rapporti personali.

In politica è ancora peggio perché il potere fa aggio sulla credibilità, alza il livello della promessa, dell’essere ciò che non è, cosicché i delusi si moltiplicano in relazione al distacco tra parole e fatti. E questo non si limita a generare un giudizio, ma diventa un modo di pensare che avendo l’autorevolezza del potere, dilaga tra le persone, diventa una perversione dell’etica.
L’assenza della stima per l’umanità, per il gesto buono, per il rispetto, sono opzioni di un mondo di furbi dotati del potere di ammaliare.
Così lo spregio della funzione pubblica affidata e piegata a fini di parte diviene lecito, anzi parte dello stesso successo in politica.

Molti accadimenti hanno prima del loro succedere, indizi di delusione imminente, avvertimenti, con cause distanti che maturano finché una goccia in eccesso renderà visibile il distacco tra realtà e racconto, fola o come si dice adesso, narrazione. Magari quell’ultima goccia viene ritenuta responsabile di una complessità che era stata banalizzata. Le cose importanti (lo so anche per mestiere), sono poche, ma ad esse si affiancano molte altre che rendono fragile ciò che non lo era, inaffidabile chi era ritenuto sicuro e attaccano persino le cose che deludono perché si dimostrano diverse da ciò che promettevano.

Questo deludere e diffidare diventa parte di un’etica pratica che investe la vita di tutti, dove la negazione di ciò che si era detto, dell’amore ricevuto, della passione profusa è parte del vivere. In fondo, se ben analizziamo, la delusione ha un effetto che tocca l’attenzione e l’ amore: quello per la verità, per i rapporti limpidi, per le cose dette e mantenute. È lo stesso sentire che quando non c’è delusione ci fa sentire accuditi. La nostra impotenza verso le azioni altrui, discerne e coglie la somma di ciò che non è stato amore e piange perché senza cura siamo abbandonati e soli.
Deludono le persone e ancor più ciò che esse generano perché alla fine è difficile vivere nella sguaiatezza, nella protervia, nella volgarità, nella negazione dell’umana bellezza.

4 pensieri su “del deludere

  1. Willy è ricca di spunti e gentile la tua riflessione , forse è una costatazione .
    Ho perduto il commento

    Vivere rinunciando ad essere se stessi non mi pare possibile .
    Quando la diversità si trova di fronte ad un muro compatto prova un
    disagio cui si aggiunge un forte senso d’ impotenza .
    Perdere un ‘amica perché nel tempo si è cambiate entrambi e non si è più disposti a frequenti compromessi è altra cosa anche se dispiace ,si comprende che non c’è più molto in comune . Purtroppo accade …

    Rinunciare alla bellezza umana…così rara !

    Ascolto una poesia musicale , è un poco triste .
    Questa notte finalmente si potrà dormire
    è arrivato un bel fresco .
    Buona notte 🤗

  2. Buon giorno Francesca, spero che il fresco continui, non troppo, non sarebbe agosto, ma il giusto per permettere di godere il caldo. Se si cambia, anche tra amici, senza che vi sia comunicazione e frequentazione, si perde quella magia di un tempo, perché altro è subentrato. È così con quasi tutto, solo poche persone rimangono e non si allontanano dal nostro cuore.
    Buona continuazione Francesca, di vacanza e altro 🤗

  3. La delusione spesso resta ferita profonda nel cuore. La si prova continuamente ormai ad ogni livello di rapporto interpersonale. Eppure, in chi crede caparbiamente nella umana bellezza, essa sorprende ogni volta, ci si stupisce e la ferita si allarga fino ad arrivare all’amarezza più profonda. Eh sì, brutta storia la delusione 🙂

  4. È come dici, Marina, la ferità “slabbra” e diventa cicatrice ben visibile. Non si rinuncia e per un po’ di volte si riprova, quasi per coazione a ripetere, sperando sia diverso, poi man mano ci si chiude. La delusione ripetuta ci cambia, instilla un senso del relativo e tende a mutare la fiducia in cautela.

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