Fu attimo impercettibile e la tela dello spazio-tempo s’ increspò,
appena, ma tanto bastava perché una speranza sgusciasse bambina.
Tutt’attorno l’universo continuava la sua corsa, trascinando spirali,
e case, pulviscoli di comete, orli di strisce pedonali, in attese di futuro,
ma nessuno, avvertì quel singulto di possibilità.
Due passioni sincrone per un momento avevano coinciso,
orologi fermi, due volte precisi nello stesso giorno s’erano messi in moto,
ma non avvenne nello stesso posto perché una lama pura d’energia, ne sarebbe scaturita illuminando l’universo.
Nessuno vide nulla ed un altrove generato dallo stesso pasticciare d’atomi e probabilità,
passò, era solo un’increspatura, non l’anticipo di ciò che tutti avrebbero voluto,
desiderato, vissuto senza follia d’impossibile pensiero.
Fu oscuramente chiaro mentre qualcuno portava una necessità a spasso con il cane,
altri guidando nella notte,
non pochi, perduti nei colori distratti dei televisori,
e quando tutti scivolarono nel sonno, il pensiero rimase lì, sul comodino, ad aspettare il giorno,
con la traccia d’increspatura nel telo d’universo già rinchiusa.
Per questo, quando dopo, nel bar, improvviso s’accese un cerino,
e nel vuoto furono due boccate e mezzo sigaro di pensiero,
tutto senza pietà di simmetrie, fu rovesciato nel freddo di gennaio.
Ecco, quello fu il momento in cui il tempo aveva ripreso il suo passato.