Di tutte le parole che avremmo potuto trovare rimase la semplicità e il silenzio,
il pudore che frena la bocca prima delle mani.
Rimase l’aria sospesa ad attendere paziente,
e guardandoci negli occhi si riempì ciò che non riusciva ad esser detto.
Cercavamo motivi di scherzo, allora,
perifrasi d’amore che colmassero lo stupore del cuore.
Questo sentire nuovo,
che metteva ali all’ essere,
nel suo ignoto scuotere non aveva un fine,
si scioglieva, sì, con noi,
pozza di cera travolta dalla luce,
ma eravamo
e ciò bastava, tanto da non poter essere di più.
Tutto questo l’abbiamo gettato?
Un angolo di cuore, non di ricordo, attende una mano
in forma di bacio, di carezza, di tocco gentile,
e vuol vedere, e sentire
ciò che già abbiamo sentito e visto.
Rendere nuovo ciò che ora non basta,
innocente il vivere e ciò che non lo è più:
eccolo di nuovo,
che vuol essere lo stupore del cuore
e solo ciò desidera e attende.