C’è qualcosa che attorno non va,
il tempo non procede ,
s’arrotola e mostra trame in cui si leggono figure.
Il mare è sera della terra,
l’accarezza e deposita doni,
sfregola i sassi in cristalli lucenti
ed è luce che sfuma il silenzio,
nel lieve pigolio d’uccelli smarriti.
Volevi tornare nel caldo d’un luogo a te noto:
non amavi i brividi
e neppure il gioco
che sull’arenile scommette con l’onda.
Altrove era il conosciuto che rassicura;
mentre nella spiaggia l’aria ormai tiepida
accoglieva rade distanti parole,
mettere a dormire ombrelloni e sdraio
non richiede grandi discorsi,
ma se avessi sentita l’acqua che sfiorava la sabbia,
avresti visto dove nasce la notte,
e colto il tepore che si prolunga
nell’inermità del pesce che mostra al buio l’argento del ventre.
Avresti capito il cane, dimentico di casa e padrone
che ora annusava felice ogni cosa
rincorrendo la schiuma dell’onda sulla riva.