Siamo azionisti in quanto cittadini di questo paese e detentori di un immane debito diviso pro capite, ma i dividendi hanno vie privilegiate.
Siamo azionisti di sogni che vengono spacciati per possibilità concrete della politica, ben sapendo che nessuno ci presterebbe un soldo se non ci fosse una grande quantità di risparmio accumulato a cui prima o poi attingeranno i creditori e il Paese scivolerà ai saldi. Quante volte in questi anni si sono cambiate le regole in corsa, mutati i fini della politica, e poi attribuiti gli insuccessi alla colpa di altri. Viviamo in una costante carenza di verità, anche positive.
Siamo azionisti di un Paese bellissimo ed è in atto un’opa ostile che accentuerà le differenze tra chi ha molto, pochi, e chi ha poco, la maggioranza. Verranno scatenati i poveri, gli uni contro gli altri, cacciati i dissenzienti dal pensiero di massa, le voci critiche zittite: resterà chi condivide.
Siamo azionisti amorfi, un po’ infingardi, pronti a mutare opinione con il demagogo di turno che non ha fatto nulla di positivo ma racconta la realtà che vorremmo ci fosse e che costerebbe una fatica immane se venisse realizzata, ma questi imbonitori la promettono gratis e così pensiamo di vivere nel paese di cuccagna.
Ma non era nelle regole che l’azienda era di tutti, che la Costituzione questo garantiva e che solo la strategia del benessere giusto e collettivo era in discussione? Dove è iniziato l’errore?