Questa abitudine che ha sedotto gli italiani, partita con Berlusconi, trionfante con Renzi e poi esaltata attraverso i governi Conte uno e due, deve avere più fascino della realtà tanto che siamo passati da una narrazione alla successiva senza che la verità o almeno una sua rappresentazione fedele prendesse tutti per “incantamento”.
Non ce l’ho con Conte, starà facendo quel che può, e ognuno ha i suoi limiti, ce l’ho con il sistema che esprime questo Paese che non solo non prevede, ma continua a mascherare inefficienza con impossibilità. Ce l’ho con le piccole guerre quotidiane della politica che durano da troppo tempo e hanno rotto il patto di delega con i cittadini. Non mi importa dell’opposizione, dice una cosa e il suo contrario a seconda del momento e lo spettacolo quotidiano ci dice che avrebbero fatto molto peggio e ci avrebbero raccontato che era il meglio. Proprio come è accaduto in Lombardia con l’ospedale in fiera costato 21 milioni di euro, usato contro il governo (ma perché mai, a che fine?), con convocazione di Bertolaso e fatto in tempi rapidi. Solo che non serve e ospita qualche paziente anziché i 500 previsti iniziali ed è meglio così, dice seraficamente l’assessore regionale, perché significa che non ce n’è bisogno. Magari dimentica che alla fine dovranno essere spesi soldi anche per smantellarlo e buttarlo via perché è nel posto sbagliato, dentro una fiera che serve ad altro e non l’appendice di un ospedale, che magari poteva riutilizzarlo. Allora si usano malamente 21 milioni di donazioni mentre a tutt’oggi mancano i tamponi e mascherine per non ammalarsi.
Se tutto ciò che è di primaria importanza manca in quantità sufficiente significa che c’è un problema enorme che ci ostiniamo a non vedere e che non usciremo facilmente da questo disastro. Se si continuano a fare ordinanze che dovrebbero avere un senso comune correlato alla malattia e invece si contraddicono l’un l’altra a seconda della fantasia del legislatore centrale a cui si aggiungono per non essere da meno le volontà dei singoli presidenti di regione si ottiene che in luogo si va a lavorare ma non si entra in libreria, in un’altro non si può correre da soli ma si può stare in fila dal tabaccaio. Se a questo bailamme di norme si aggiunge che tra la proclamazione dello stato di emergenza e il primo paziente riconosciuto passano 20 giorni, un problema ci sarà stato. E quel problema è peggio del virus, lo sostiene e non è stato risolto. E’ annidato nello Stato, nei veti reciproci tra uffici, ministeri e partiti, trova il suo trionfo nella burocrazia che vuole il potere senza responsabilità, nel circuito parallelo dello spreco che favorisce la parte nera del sistema.
Sono arrabbiato perché la consapevolezza si fa strada e capisco che non solo non finirà presto ma non ne usciremo bene. A tutt’oggi il piano per affrontare ciò che già sappiamo ovvero disoccupazione e povertà saranno crescenti, si concentra sulle riaperture dei luoghi di lavoro e sul distanziamento sociale. E se il virus non si suicida da solo come si andrà avanti, a picchi e avvallamenti per tornare a come eravamo prima, solo diminuiti di numero e più poveri? È questo che ci insegna il virus? È così che ci cambia? ovvero tutto inalterato ma più larghi? Certo non sono i 600 euro a risolvere il problema, ma sono l’indice che vivremo di carità statale per sostenere quei consumi che sono calati del 37%.
Sono sconcertato di sapere che nel nominare un’ ulteriore task force l’enfasi è sul fatto che questi esperti lavoreranno gratis, ma non hanno una indicazione del modello su cui assestarsi e che la prima riunione viene dedicata a capire come proteggersi da eventuali accuse di responsabilità. Lo sconcerto prosegue perché pare che il sovrapporsi di poteri e di esperti sul governo e sui singoli ministri pare non preoccupi nessuno. Non almeno quanto il MES senza condizioni, come fossimo ritornati alla capacità di stampare moneta e non comunque a doverla chiederla a prestito.
Non usciremo da questa pandemia con gli annunci e le commissioni, non ne usciremo neppure con i soli esperti che, come giusto, da scienziati dubitano e discutono tra loro, ma soprattutto non ne usciremo con questa burocrazia e senza prendere esempio da chi sta facendo meglio di noi. Siamo diventati un grande esperimento per il mondo, per la scienza, per gli esperti ma non sappiamo quanti sono davvero i contagiati, chi può infettare altri, per quanto tempo, neppure sappiamo perché qui si muore molto di più che altrove. Non si capisce perché ai sanitari, ai medici non vengano fatti tutti i tamponi necessari e si preferisce chiamarli eroi anziché fornire loro gli strumenti per fare il loro mestiere in sicurezza. Neppure si sa perché l’iva sulle mascherine sia quella di un bene voluttuario e perché costino in modo diverso a seconda del posto in cui ci si trova, ammesso che si trovino e siano quelle giuste e non quelle fabbricate nel sottoscala di qualche laboratorio improvvisato.
Magari una risposta c’è e qualcosa si può cambiare in corso d’opera perché chi fa sbaglia ma non sempre e magari impara da quello che fa. Ad una condizione: che cambi se stesso. Questo mi preoccupa perché è difficile ma se non cambierà questo sistema decisionale non mi si venga a dire che la pandemia cambierà la mia vita, perché lo farà in peggio e questa non è una narrazione è la realtà generata da chi aveva -e ha- gli elementi per prevedere e provvedere e non lo fa.
Non voglio essere inutilmente rassicurato, diteci la verità e anche che non la sapete.
Era meglio che non ti leggevo, Roberto.
Perché questi concetti mi frullavano in testa da giorni, ma non sapevo come metterli insieme.
Ma adesso leggerli così, una frase dopo l’altra, in un crescendo di lucidità e smarrimento, mi ha fatto venire una rabbia che sì, era meglio se non ti leggevo.😡
mi spiace Josè, ma credo che sapere sia meglio che sentirci raccontare storie ed è da tempo che la teoria degli stop and go dell’epidemia circola in ambiente scientifico. E varrà finché non ci sarà un vaccino per tutti che funzioni, non è l’unica ma è meglio saperlo oppure essere contraddetti da qualche altrettanto credibile teoria. Il fatto che la scienza proceda con i suoi tempi significa dire alle persone che avremo tempi lunghi e un bilanciamento tra rischio e sicurezza. Ma credo sia meglio saperlo.
E’ sconfortante…qualsisi notizie lo è. Il tuo pensiero è condivisibile.
La verità è sempre più facile da affrontare.
In fatto è che abbiamo bisogno di poche parole e che abbiano valore di concretezza.