Vedere il mondo attraverso un buco, vedere immagini rovesciate, colori meravigliosi, ma sfuocati, infedeli, senza densità. Occorrerebbe il pennello creatore di un pittore olandese del ‘600 per dare espressione e senso a ciò che ora non si comprende.
Eppure lo sapevamo che il mondo, da troppo tempo, è un foro stenopeico che ce lo mostra sulla parete bianca: figure piatte che si muovono senza sentimenti. Ora si fa pressante una domanda: prima cosa c’era che davvero abbiamo saputo apprezzare, custodire, mettere assieme?
Si fanno i conti con ciò che manca eppure c’è sempre moltissimo che attende. In silenzio, senza crucciarsi della scarsa attenzione. E la libertà è solo apparenza sinché non manca.
Ci sono almeno due modi di sentire la mancanza delle cedute libertà alla pandemia. E quello che fa più male è il costante non capire la fragilità del mondo in cui si vive: ci si inebria di presente e non si cura il risveglio che comunque ci attende.