Tirar fuori la bellezza, dopo la notte
accogliere la luce, fidenti del giorno che s’appresta.
Dentro una rivoluzione fatta di cocci amorosi,
siamo seduti in attesa d’un vento che risvegli
anche l’ultima cellula dispersa e la ridoni
al mondo, come luce ogni mattina.
Ma soprattutto a noi che usiamo abitudini,
orecchie cieche,
spirali per dire l’insofferenza priva di nome. E luogo.