Un immenso torpore della ragione
investe e s’accumula,
genera indifferenza che sfocia’ in rabbie,
cieche furie senza oggetto,
ansie d’un nuovo chicchessia.
A che giova sembra dire il tempo:
rimetterò ordine e rovina,
fatti vostri e basta,
non coinvolgete la memoria, ve l’avevo detto.
E allora di me che dire ora?
Quando tirar fuori la bellezza dopo la notte,
e accogliere la luce,
dentro una rivoluzione fatta di cocci amorosi.
Star seduto intanto, nell’attesa d’un vento che risvegli
anche l’ultima cellula dispersa a noi,
che usiamo abitudini,
orecchie cieche e sguardi attoniti e improvvisi?
Di spirali di tempo, di questo ho speranza,
che il nuovo abbia la scintilla breve e fioca dell’umano.
E tra le ginocchia, intanto, raccogliere la testa,
il pensiero che si scuote e dissente
mentre piu d’altro desidera l’abbraccio
e dell’attimo il conseguente oblio.
Meravigliosa.
🙂
Sublime…